Che cos’è la Psicogenealogia di Anne Ancelin Schützenberger, e per quali scopi viene impiegata

LE ORIGINI: LA PSICOGENEALOGIA SVILUPPATA DA ANNE ANCELIN SCHÜTZENBERGER

La Psicogenealogia nacque in Francia verso la fine degli anni ’80, frutto del lavoro di studio e di ricerca della psicologa e psicoterapeuta francese Anne Ancelin Schützenberger. Tutto iniziò quando la Schützenberger si interessò agli studi statistici sulle ripetizioni familiari condotti da Josephine Higard, ai quali unì la teoria sistemica formulata dal gruppo di Palo Alto negli anni ’50 e le ricerche di Boszormenyi-Nagy, il quale scoprì che esiste una sorta di “contabilità inconscia” all’interno delle famiglie, anche conosciuta come “lealtà invisibile”. La Shützenberger riuscì a mettere insieme tutti questi studi e a creare un approccio teorico e pratico, usando come strumento principale il Genosociogramma di Henry Collomb, frutto dell’unione fra il genogramma e la Sociometria di Jacob Levi Moreno.

Il celebre libro Aïe, mes aïeux (“ahi, miei antenati!”), pubblicato da Anne Ancelin Schützenberger nel 1998, e in cui presenta quella che lei chiama “Sindrome degli antenati”.

Anche se Anne Ancelin si diceva freudiana, la sua Psicogenealogia viene oggi definita “junghiana”¹ innanzitutto per l’idea che esista una trasmissione inconscia fra le generazioni, in secondo luogo per l’importanza che dà alle Sincronicità, alla tecnica del disegno analogico e ai lapsus che si possono verificare durante il consulto, i quali sono il veicolo che permette ai contenuti inconsci di venire in superficie; infatti fu proprio Jung a far notare che esiste una qualche trasmissione inconscia fra più generazioni, per mezzo di quello che lui definì Inconscio Collettivo. Espresse queste idee nel suo famoso Ma Vie, dove parlò dell’esistenza di un “karma impersonale” che si trasmette attraverso le varie generazioni; Jung diceva di avere la sensazione di essere condizionato da questioni rimaste irrisolte nelle generazioni precedenti. Jung quindi è considerato il padre della Psicogenealogia, e influenzò pure Bert Hellinger, il quale rimase colpito da questo stesso passo del libro Ma Vie.

L’ipotesi principale sostenuta dalla Psicogenealogia junghiana [termine che uso anche per distinguerla dalla Metagenealogia di Jodorowsky] è che ciascuno di noi si porta dietro al livello inconscio i traumi, i pesi, i segreti, i conflitti e i lutti rimasti irrisolti delle generazioni che ci hanno preceduto, e che tutto questo ci provoca problemi di varia natura, più o meno gravi. In altre parole, se oggi incontriamo problemi a realizzarci pienamente nella vita, ad avere un lavoro stabile o il denaro che desideriamo, se abbiamo problemi nelle relazioni di coppia o nelle relazioni in generale, ciò è dovuto al fatto che ci portiamo dietro pesi non nostri, visto che facciamo parte di un sistema famiglia in cui esiste un inconscio condiviso e delle regole implicite, le quali servono a mantenere in vita il sistema stesso, per cui ogni volta che qualcosa rimane irrisolto o che si verifica un’ingiustizia, il sistema tenta di riportare l’equilibrio ripresentando quello stesso problema alle generazioni successive, fino a che qualcuno non ne prende finalmente coscienza. Così molte malattie sono dovute a questa stessa trasmissione inconscia – questi casi nel gergo delle Costellazioni Familiari sono definiti “irretimenti”: in altre parole, identificazione inconscia con un antenato.


Nota:

¹ [Psicogenealogia Junghiana] Termine coniato da Maura Saita Ravizza!


IL CONCETTO DI LEALTÀ FAMILIARE INCONSCIA

Il concetto di Lealtà Familiare o invisibile fu coniato da Ivan Boszormengy-Nagy ed è strettamente legato a quello di Memoria Familiare, la quale racchiude tutto ciò che hanno provato i nostri ascendenti in occasione di momenti particolari della storia familiare e / o sociale (pensiamo per esempio ad una guerra), e che si trasmette al livello inconscio, senza che ce ne accorgiamo – eppure i suoi effetti sono molto forti, e in genere si sentono proprio quando ci troviamo a dover compiere un passo importante nella nostra vita e ci sentiamo incapaci di muoverci, come se fossimo bloccati da una forza invisibile. Questa forza invisibile è la lealtà verso i nostri antenati: i discendenti si fanno carico dei pesi degli antenati e delle loro eventuali questioni irrisolte, al fine di ristabilire l’equilibrio nel sistema famiglia. Onoriamo senza saperlo, e contro la nostra volontà, la Lealtà Familiare, la quale ci obbliga a farci carico dei problemi (anche fisici) degli antenati, dei loro conflitti non risolti, delle esclusioni di alcuni membri e dei Segreti di famiglia, il che può produrre malattie spesso strane e apparentemente inspiegabili, difficoltà a realizzarsi pienamente nella vita, problemi relazionali di ogni tipo, mancanza di equilibrio interiore, e così via.

La Lealtà nel sistema famiglia è sempre implicita, e diventa evidente solo quando il clan si scontra con altri gruppi, e quindi la lealtà serve per mantenere il sistema unito e per non farlo soccombere alle pressioni del mondo esterno (equilibrio omeostatico).² Per evitare di essere distrutto, il sistema famiglia crea una sua identità, fatta di obblighi impliciti per tutti i suoi membri, i quali devono condividere gli stessi valori e ideali per poter restare uniti, dunque si oppone strenuamente ad ogni tentativo di cambiamento, e ciò può provocare problemi persino quando si tratta di cambiamenti dovuti alla necessità dei figli di costruirsi una propria famiglia: in tal caso la lealtà può diventare distruttiva e patologica, generando un conflitto molto forte nel figlio. 


Nota:

² La famiglia è un gruppo, un sistema omeostatico che ha le sue proprie regole, le quali servono per mantenere lo status quo – si evita a tutti i costi che un cambiamento di qualsiasi tipo possa rompere questo gruppo, e ciò che tiene unito il gruppo sono proprio le regole implicite (che il bambino intuisce da sé sin da quando è molto piccolo) che ha deciso di adottare.