Deprogrammazione e Riprogrammazione Mentale, Freud, Jung, Le Teorie sulla famiglia (Analisi Transazionale, Murray Bowen, Bateson / Palo Alto, studi transgenerazionali), Neville Goddard - legge degli assunti

Le differenze fra Inconscio e Subconscio – la Psicanalisi di FREUD VS la Psicologia di C. G. JUNG – con un esempio di mancata integrazione del Genitore (Analisi Transazionale)


Sebbene i due termini, Inconscio e Subconscio, vengano ormai sempre più spesso utilizzati entrambi per riferirsi alla mente inconscia, in verità si riferiscono a due “parti” diverse della mente:

  • il Subconscio si trova a metà fra il conscio e l’inconscio, appena al di sotto della coscienza, per cui è più facilmente accessibile se si presta attenzione, ovvero se si è coscienti del momento presente e di ciò che sta avvenendo in noi. Questa sarebbe inoltre la parte più emotiva della mente. Per questo il subconscio assomiglia molto al Preconscio (che nominerò fra poco, quando presenterò brevemente la teoria di Freud).
  • L’Inconscio contiene invece contenuti rimossi non facilmente accessibili alla mente conscia. In più, questa sarebbe la parte più primitiva della mente, quella responsabile degli istinti.

LE PRIME TEORIE SUL SUBCONSCIO E SULL’INCONSCIO

Il termine SUBCONSCIO venne coniato dal neurologo e psichiatra francese Pierre Janet (1859-1947) mentre indagava i fenomeni di scissione della personalità basandosi sull’ipotesi che esista una seconda coscienza, più attenuata e meno accessibile della parte cosciente. Secondo Janet alcuni eventi particolarmente traumatici, anziché essere registrati nella memoria e andare a far parte della storia della persona, restano dissociati dalla mente conscia perché troppo dolorosi per essere ricordati, e così si manifestano attraverso una serie di sintomi psicopatologici o psicosomatici.

Sigmund Freud, padre della psicanalisi (ricordiamo che Freud era un neurologo e NON uno psichiatra, al contrario di Jung), adottò il termine “subconscio” coniato da Janet, all’inizio del suo percorso, ma ben presto lo sostituì con quello di “inconscio”.

Il concetto di INCONSCIO fa la sua prima esplicita apparizione nella storia della filosofia in Leibniz, che in polemica con Locke – per il quale non esiste nulla di cui non abbiamo sempre attualmente coscienza – ipotizzò la presenza di «piccole percezioni» che vengono assimilate senza averne coscienza. (Enciclopedia Treccani.it)


Il termine “inconscio” deriva dal latino “inconscius”, negativo di “conscius”, consapevole. Usato di solito come aggettivo per indicare i contenuti psichici inaccessibili alla coscienza, è stato sostantivato solo in epoca recente, a partire da Freud, anche se con qualche anticipazione ottocentesca: Eduard von Hartman (“Filosofia dell’inconscio”, 1869), che si richiama a Schopenhauer, e Nietzsche, che usa il termine Es per riferirsi alla parte istintuale inconscia dell’uomo.

Platone ne parla come della divina follia.

Il primo filosofo dell’inconscio è Leibniz, il quale, opponendosi alle tesi di Cartesio e Locke che avevano identificato il pensare con la coscienza di pensare, evidenzia l’importanza delle “percezioni insensibili” o “piccole percezioni”, non accompagnate dalla consapevolezza o dalla riflessione. (arte-terapia.it)

LA PSICANALISI DI SIGMUND FREUD

Sigmund Freud.

Freud fu fortemente influenzato dal lavoro del medico e neurologo francese Jean-Martin Charcot (1825-1893), conosciuto come “il Napoleone delle nevrosi”, presso il quale soggiornò per quattro mesi, tra il 1885 e il 1886, avendo vinto una borsa di studio per diventare suo allievo. Al tempo Charcot si occupava di curare i pazienti affetti da “isteria”, che colpiva prevalentemente le donne, e la cui vera origine – la repressione, sia sociale e culturale che sessuale – era sconosciuta al tempo. Il giovane Freud si sentiva profondamente affascinato di fronte alla potenza di forze mentali nascoste alla parte conscia, che riuscivano a ridurre in quello stato i pazienti.

André Brouillet, Le Dr Charcot à la Salpêtrière | Charcot con una paziente “isterica”, raffigurato mentre fa lezione ai suoi allievi – fonte: Larousse.fr.

 

Charcot trattava i pazienti malati di isteria con l’ipnosi: sotto l’effetto dei suoi poteri ipnotici, i pazienti eseguivano tutti i suoi ordini, e durante lo stato di trance ipnotica i sintomi (come tic nervosi, paralisi, balbuzie, irrigidimento degli arti,…) sparivano, per poi riapparire una volta conclusa la sessione di ipnosi. Freud apprese così che la mente ha uno straordinario potere sul corpo, poiché esiste un’interconnessione fra i due. Una volta concluso il suo soggiorno a Parigi presso Charcot, Freud rientrò a Vienna, alla ricerca di un metodo di cura più efficace per trattare l’isteria, e qui si affidò alla guida di un nuovo mentore, Joseph Breuer, un altro brillante medico che aveva sperimentato l’ipnosi sui suoi pazienti.

L’esperienza con Charcot gli mostrò come, sotto ipnosi, il paziente entra in uno stato di coscienza diverso da quello normale, entrando così in contatto con tutto ciò che è rimosso e represso dalla parte conscia – in altre parole, con l’inconscio!

Secondo la teoria di Freud (e qui è bene specificare che ad oggi non esiste una teoria psicologica certa, in quanto anche quelle più conosciute sono considerate ipotesi o teorie), ciascuno di noi è composto di queste 3 parti:

  • ID: la parte più emotiva e irrazionale.
  • EGO: la parte più razionale.
  • SUPEREGO: contenuti morali, creatisi sulla base dei valori che ci sono stati inculcati dalla società e dalla famiglia.

Le quali, se non sono in equilibrio fra di loro, creano disagi psicologici.

Sulla base della teoria di Freud, sono state formulate in seguito altre teorie, fra le quali ci tengo a ricordare l’Analisi Transazionale di Eric Berne, di cui ho parlato nei precedenti articoli: qui l’individuo è diviso fra Adulto / Genitore / Bambino.

Freud suddivide poi la mente in 3 parti:

  • CONSCIO: tutto ciò di cui siamo coscienti.
  • PRECONSCIO: zona di confine dell’inconscio personale che è più vicina alla coscienza, nella quale si trovano contenuti che attendono solo un segnale per risalire alla coscienza.
  • INCONSCIO: contenuti rimossi tramite il meccanismo della rimozione, perché troppo dolorosi per essere ricordati in modo conscio.

Per Freud l’inconscio è pericoloso e persino dannoso, mentre Jung, come vedremo fra poco, vede l’inconscio come una parte positiva della psiche. Siccome l’impostazione psicanalitica di Freud è quella più diffusa ed è quella che viene pratica al livello ufficiale, ci è stato insegnato ad avere paura del nostro inconscio e a credere che sia qualcosa di negativo o persino malvagio – qualcosa insomma da evitare!

 

In Freud il Subconscio è la zona che contiene i processi psichici situati fra la piena coscienza e l’inconscio, e la incontriamo ad esempio durante gli stati di trance.


LA PSICOLOGIA DI CARL GUSTAV JUNG, E LE DIFFERENZE CON LA PSICANALISI FREUDIANA

Carl Gustav Jung.

La psicologia dello psichiatra svizzero Carl Gustav Jung è molto più vasta e complessa rispetto alla psicanalisi di Freud, dal quale prese le distanze dopo il 1912, a seguito della pubblicazione del suo libro La libido: simboli e trasformazioni, differenziandosi così dal concetto di Libido di Freud, il quale era un pansessualista e quindi la vedeva come una forza unicamente sessuale, mentre in Jung la Libido è l’energia psichica o forza vitale, e introducendo per la prima volta il concetto di Inconscio Collettivo.

Schema I (Jolande Jacobi) | Semplificazione della Psiche: è stato scelto il cerchio per esprimere una relativa compiutezza e totalità della singola psiche, visto che la totalità è sempre stata simboleggiata in forma di cerchio o sfera.

Il Subconscio di cui parla Freud può essere identificato con l’Inconscio Personale (il rimosso non accessibile alla coscienza, che deriva dalle esperienze personali, soggettive) ma non con l’Inconscio Collettivo (il magazzino dei tipici modi di reagire dell’umanità sin dai suoi primordi – si tratta di reazioni a situazioni di paura, pericolo, lotta, relazioni fra i sessi e fra genitori e figli, i concetti di nascita e di morte, eccetera,  – ossia archetipi o modelli primordiali di comportamenti umani) di Jung. Si potrebbe dire che il Preconscio è una zona marginale superiore dell’inconscio personale nella direzione della Coscienza, mentre il Subconscio è la zona inferiore che va verso l’Inconscio Collettivo. Dunque IL CONCETTO JUNGHIANO DI INCONSCIO PERSONALE INCLUDE SIA IL PRECONSCIO CHE IL SUBCONSCIO FREUDIANO.

Jung parla pure di Coscienza Collettiva, ossia dell’insieme delle tradizioni, delle convenzioni, dei costumi, dei pregiudizi, delle regole e delle norme di una collettività umana, che dirigono la coscienza di gruppo, e alla quale il singolo di tale gruppo si conforma senza riflettere. In altre parole, ciascuno di noi “capta” inconsciamente quali sono le regole del gruppo (primo fra tutti quello della famiglia) e del luogo in cui si trova, e quindi vi si adegua, anche se queste norme possono essere profondamente sbagliate, ingiuste o persino dannose. In questa Coscienza Jung include anche i divieti e le richieste del mondo circostante, che sono introiettati e che determinano l’Uomo Esterno – creando così la Maschera Sociale o Persona.

Il Super-Io di cui parla Freud invece non include tutti questi divieti e richieste introiettate.

Per Jung l’Inconscio è una forza benefica e le nevrosi ci spingono ad ampliare la nostra coscienza, obbligandoci a prendere coscienza del nostro atteggiamento e a portare equilibrio fra parte conscia e inconscia. IL CARDINE DELLA CONCEZIONE JUNGHIANA È CHE LA NEVROSI TENDE A QUALCOSA DI POSITIVO, RISVEGLIANDOCI DAL TORPORE e il nostro fine è quello di differenziarci dalla massa, diventando dei veri e propri individui capaci di pensare con la propria testa.

L’IO in Jung è il centro del campo della coscienza del soggetto, un complesso di rappresentazioni che dalla prospettiva dell’individuo sembrano possedere un alto grado di continuità e identità con sé stesso – in altre parole è l’Io col quale ci identifichiamo ogni giorno della nostra vita. 

La PSICHE è non solo l’anima [personalità interna, atteggiamento interiore che contiene qualità che mancano all’atteggiamento cosciente – dunque non è l’anima intesa in senso spirituale], ma l’insieme di tutti i processi psichici, sia consci che inconsci; la Psiche è suddivisa in due sfere immaginarie, la Coscienza e l’Inconscio, che si compensano l’un l’altro. 

Jung introdusse anche il concetto di SINCRONICITÀ = una coincidenza temporale di due o più eventi non correlabili fra di loro casualmente, di significato uguale o simile. In sostanza si tratta di una coincidenza dotata di senso.

Come pure il concetto di Animus (parte maschile) e Anima (parte femminile), le due immagini archetipiche dell’Anima.

L’OMBRA è il nostro “fratello oscuro”, che è inseparabile da noi. L’OMBRA PERSONALE raccoglie i tratti psichici non vissuti, negati, dall’individuo: contenuti rimossi, rifiutati e non autorizzati, che però possono avere sia carattere positivo che negativo. Infatti l’Ombra non è malvagia, ma solo inferiore, primitiva, inadatta, scabrosa, poiché contiene qualità infantili e primitive che per Jung abbellirebbero l’esistenza umana. Chi diviene cosciente della sua Ombra, riscopre il suo Vero Sé

Vediamo quindi come la psicologia di Jung sia non solo più vasta, complessa, completa e dettagliata rispetto a quella di Freud, ma di come sia anche esoterica e spirituale, essendosi Jung interessato ai fenomeni paranormali e all’alchimia intesa come trasformazione mentale e riequilibramento fra parte conscia e inconscia.

Schema VIII, Jolande Jacobi | Le zone dell’Inconscio secondo Jung: l’Inconscio Personale contiene reminescenze e rimozioni vere e proprie; l’Inconscio Collettivo invece contiene emozioni, invasioni e parti che secondo lui non possono mai essere rese coscienti.

La psicanalisi classica fa largo uso delle Associazioni Libere (il paziente deve dire tutto quello che gli viene in mente, senza alcuna censura) per far emergere contenuti inconsci, che accompagnano l’analisi dei sogni, dei lapsus e degli atti involontari. L’ipnosi non è quindi l’unico metodo impiegato (e anzi può risultare persino dannosa, oltre che inutile se viene effettuata da una persona non competente). Il meccanismo per il quale questi contenuti inconsci vengono in superficie resta però un mistero ancora oggi. 


Esempi di Archetipi:
Tavola 14, Jolande Jacobi | Archetipo dell’Occhio di Dio.
Tavola 19, Jolande Jacobi | Il volto dell’Eternità.

LA RIMOZIONE DEI CONTENUTI DOLOROSI e la nascita della PSICOSI LATENTE– UN ESEMPIO FORNITOCI DALL’ANALISI TRANSAZIONALE:

Ecco come un bambino sottoposto ad abusi e violenze fisiche e / o verbali, può arrivare a sviluppare una psicosi latente, nel tentativo di NON INTEGRARE in sé il Genitore violento, il che significherebbe diventare violento proprio come il genitore.

Il caso è quello della famosa Mrs Primus, una casalinga che normalmente era lucida e pudica, ma che soffriva di allucinazioni, durante le quali sentiva le urla del padre, un alcolista verbalmente violento verso di lei quando era bambina. La signora decise al livello inconscio che era più sicuro non integrare il comportamento paterno, sviluppando allucinazioni, visto che questa ultima opzione le avrebbe permesso di non comportarsi come il padre:

Il diagramma di sinistra mostra la Signora Primus durante la Psicosi – in alto il primo cerchio è quello del Genitore (Parent), il secondo è quello dell’Adulto (Adult – la casalinga pudica) e l’ultimo è quello del Bambino (Child), il quale è diviso fra Bambino Positivo e Negativo, dove quello negativo contiene le registrazioni del padre verbalmente violento, le quali costituiscono i contenuti delle allucinazioni della donna, e che corrispondono alla parte sexy, fuori controllo. Invece il diagramma di destra mostra la Signora Primus quando NON è preda della Psicosi, e quindi ha un Adulto funzionante (corrispondente alla figura della casalinga).

Mentre la NEVROSI è un disturbo mentale di lieve entità (di cui in genere soffrono le persone che vivono in ambienti stressanti come le città) che non è provocato da una malattia organica, e che è caratterizzato dai sintomi dello stress, come ipocondria, ansia e depressione, ma che non presenta una radicale perdita di contatto con la realtà, la PSICOSI provoca il “decommissionamento” dell’Adulto, ossia una perdita di contatto con la realtà. Nel caso della PSICOSI ATTIVA, in Analisi Transazionale si dice che il Bambino è “altamente soggetto a catessi”, ossia diventa il vero sé, di conseguenza la persona perde il controllo e non riesce a comportarsi da adulta, e questo disturbo è difficile da trattare, in quanto lo psichiatra non ha un Adulto da “contattare”, ossia fatica a far tornare il paziente alla realtà – la psicosi attiva provoca psicopatia, paranoia e disturbi della personalità, che impediscono di funzionare pienamente in società. Invece nella PSICOSI LATENTE vediamo casi come quello della Signora Primus, i quali decommissionano l’Adulto” per un breve periodo di tempo, dunque il compito del terapeuta è quello di “contattare” l’Adulto mentre la persona è preda di allucinazioni, le quali sono la registrazione del dialogo distruttivo che il soggetto aveva da piccolo col suo genitore violento / ubriaco / drogato / svilente – in altre parole sente nuovamente le parole pronunciate dal genitore mentre si trovava, ad esempio, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.


Sitografia e bibliografia:

2 pensieri su “Le differenze fra Inconscio e Subconscio – la Psicanalisi di FREUD VS la Psicologia di C. G. JUNG – con un esempio di mancata integrazione del Genitore (Analisi Transazionale)”

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