
Ecco come ha descritto la DEPROGRAMMAZIONE MENTALE una delle persone che ho seguito privatamente – questa sua “testimonianza del processo” è arrivata spontaneamente, e siccome è davvero molto bella e chiarisce cosa si prova durante il processo di deprogrammazione e riprogrammazione mentale, ho deciso di condividerla pubblicamente:
lo ho capito che la deprogrammazione è una cosa e la riprogrammazione un’altra…
Per trovare le pietre preziose alla fine è così che si fa:
…sei inesperto è la prima volta, quindi parti esattamente così come sei… nel cammino vedi delle pietre che ti sembra abbiano un valore, e provi a riempirti lo zaino, ma scopri che è già pieno (convinzioni passate)…. allora visto che non capisci cosa sia giusto togliere o meno (proprio perché alcune convinzioni ti danno sicurezza) svuoti una parte e inizi a riempire un pezzetto con delle pietruzze che ti piacciono (nuove affermazioni)… più cammini, più trovi pietre che ti piacciono… ma ad un certo punto sai che devi fare una scelta… perché lo zaino è uno… e tutto non ci sta… così inizi a svuotare lo zaino del resto (tutte le convinzioni limitanti) per far posto solo alle pietre (nuovi pensieri)… baratti le pietre con del cibo e scopri che avevi ragione! La quantità di cibo che ti viene data è maggiore rispetto a ciò che riuscivi ad avere barattando le cose vecchie e sei felice… nel frattempo continui a camminare e capisci che più vai avanti, più trovi pietre di maggior valore e ti rendi conto che pietre che ti sembravano magnifiche all’inizio del cammino… divengono quasi normali… e non devi più portartele dietro… così devi fare una nuova scelta… lasciare le prime pietre per puntare ad un rubino… e così fai… mentre fai il travaso, ogni tanto sbuca fuori ancora qualche robaccia con la quale eri partito, e che ti appresti a togliere subito… e ricominci il tuo cammino… andando sempre più in là scopri che ci sono altre pietre ancora più belle dei rubini… e inizi a sentirti estasiato…perché ora sai che ti basta travasare, lasciare i rubini che fino a quel punto ti hanno assicurato “grandi quantità” di cibo e raccogliere i diamanti… così fai e scopri che ciò che ritenevi una grande quantità non è paragonabile a ciò che puoi procurarti ora… e capisci che è importante non mettersi limiti….
Così svuoti di nuovo e ti riempi…
Ad un certo punto però succede una cosa strana… sei lì che cammini, e ti rendi conto che il solo fatto di esserti incamminato pur essendo inesperto ti ha portato a trovare nel percorso pietre sempre più preziose… e alla fine l’unico tuo sforzo è stato quello di travasare quando avresti dovuto e continuare a camminare persistendo in fiducia…. quindi compreso ciò, decidi di fermarti e di smetterla di camminare con il peso dello zaino… perché non ti serve più accumulare pietre preziose, ora sai che ti basterà avere una tasca e continuare a camminare… perché ciò di cui avrai bisogno si palesa sul tuo cammino solo per il fatto che tu abbia scelto di camminare…
E così molli lo zaino… senza preoccuparti di ciò che lasci, perché non ti serve più… e scopri che la tua andatura si alleggerisce… che quasi i piedi sfiorano il suolo da quanto sei leggero… la velocità aumenta senza alcuno sforzo e tutto diviene più armonioso….
LA DEPROGRAMMAZIONE PER ME (SILVIA) = tirare fuori contenuti inconsci che stiamo custodendo come il Sacro Graal (NON serve l’ipnosi, il soggetto deve rimanere cosciente), mettersi davanti a sé stessi senza più veli, totalmente vulnerabili, è una fase che sconvolge tutti; segue un’elaborazione di ciò che è emerso e poi una prima riprogrammazione con affermazioni “su misura”, in base a ciò che è venuto fuori. Successivamente, via via che la persona si sente sempre meglio, si sale di intensità con le affermazioni, arrivando alla riprogrammazione vera e propria, che ad un certo punto coinciderà con la manifestazione dell’esperienza che si vuole vivere. Se il soggetto si ferma, e resta sulle stesse posizioni pre-consulto, non si può avere cambiamento.
LA MENTE SI RIPROGRAMMA PER MEZZO DELLA RIPETIZIONE, è quindi un processo di rieducazione: educare la propria mente a pensare in un certo modo. Le AFFERMAZIONI riprogrammano perché sono pensieri – dunque quando pensiamo o parliamo, stiamo facendo delle affermazioni. LE AFFERMAZIONI NON SONO UNA TECNICA, USARE LE AFFERMAZIONI SIGNIFICA SEMPLICEMENTE ABITUARSI A PENSARE IN MODO DIVERSO!!!
IL PENSIERO PRECEDE SEMPRE L’EMOZIONE, IN QUANTO L’EMOZIONE È FRUTTO DI UN PENSIERO RIPETUTO.
COME FUNZIONIAMO…
I COPIONI DI VITA O IMMAGINE DI SÉ
Per poter deprogrammare e riprogrammare la mente occorre conoscere il funzionamento di quest’ultima e capire quali sono gli infiniti modi in cui ci auto-sabotiamo.
Ciascuno di noi, sin da piccolo e sulla base delle proprie interazioni con i genitori, stabilisce quale sarà il suo COPIONE, che nell’Analisi Transazionale non è altro che l’IMMAGINE DI SÉ o SELF CONCEPT di cui parlava Neville Goddard. I copioni sono delle percezioni fisse e “immutabili” (mutabili sono tramite uno sforzo conscio) di noi stessi e del mondo, sviluppate in accordo con ciò che ci è stato detto dai genitori e dagli altri membri di famiglia, dunque il copione di ciascuno di noi è simile a quello dei nostri genitori. Noi ripetiamo il loro esempio come forma di “lealtà” inconscia, ed è proprio questa lealtà che si nasconde dietro gran parte delle nostre sofferenze, poiché ci impedisce di differenziarci e di svilupparci pienamente come individui degni di vivere felici e di essere pienamente amati.
Un esempio di copione negativo è: “Mi arrendo sempre, non porto mai nulla a completamento, per cui non vale la pena iniziare qualcosa di nuovo”.
I copioni possono essere sia negativi che positivi, dipende da come siamo stati trattati in infanzia; naturalmente sono presenti anche influenze sociali e culturali, pure se in misura molto ridotta rispetto a quelle di famiglia. Un esempio di copione influenzato da convinzioni culturali è: “Sono un uomo, e quindi non devo mostrare le mie emozioni”.
Poi ci sono le influenze che derivano da eventi fortemente positivi e negativi che abbiamo vissuto dall’infanzia in poi: per esempio se la maestra fa un apprezzamento sincero per la mia creatività, io interiorizzo il comando che è positivo esprimermi in modo creativo.
I COPIONI si formano:
- Per imitazione (soprattutto imitazione di ciò che dicevano e facevano i genitori quando eravamo piccoli).
- Tramite i comandi ricevuti da figure autoritarie in infanzia.
- Tramite i consigli e gli incoraggiamenti ricevuti, sempre da figure autoritarie.
- Direttive e ordini di vario tipo: cosa devi fare, cosa non devi fare, come farlo o non farlo, chi essere e chi non essere. Questi includono:
- I divieti (tutti i “non”):
- Non essere.
- Non dire.
- Non ti avvicinare.
- Non essere il sesso che sei.
- Non essere te stesso.
- Non avere successo.
- Non avere bisogno.
- Non essere importante.
- Non provare emozioni.
- Non ti fidare.
- Non stare bene.
- Non fare domande.
Questi COPIONI / immagine di sé / storie influenzano le nostre decisioni una volta diventati adulti. Se sono negativi, siccome li abbiamo interiorizzati in infanzia e il bambino apprende primariamente per via inconscia, ci possono creare auto-sabotaggio, poiché diventano programmi automatici che si attivano senza che riusciamo a controllarli, proprio perché sono automatici e inconsci. Per poterli identificare occorre sapersi auto-osservare.
GLI ATTEGGIAMENTI
RIMANDO AGLI ARTICOLI PRECEDENTI PER IL DISCORSO SUL BAMBINO-GENITORE-ADULTO.
Per l’Analisi Transazionale ciascuno di noi sceglie fra questi 4 tipi di atteggiamenti (che rientrano sempre nella categoria “immagine di sé” o Self Concept) al 3° anno di vita – e l’atteggiamento può essere cambiato solo tramite uno sforzo conscio, per mezzo dell’Adulto:
- IO NON SONO OK – TU SEI OK: conclusione alla quale giunge ogni bambino, pure se è stato trattato bene dai suoi genitori, in quanto secondo l’Analisi Transazionale (e come
PRENDIMI A CALCI (KICK ME): il giocatore ha un atteggiamento talmente insopportabile che è come se avesse appeso al collo il cartello “Ti prego, non mi prendere a calci” (ovviamente si vuole ottenere il risultato opposto). Gli altri non resistono alla tentazione di prenderlo a calci, e così il giocatore comincia a recitare la parte di “Perché succede sempre a me?” (Why does this always happen to me? WAHM) A questo punto, se gli altri iniziano ad essere gentili e comprensivi con lui, porterà il gioco all’estremo diventando così insopportabile che gli altri smetteranno di essere gentili con lui. Ora potrà lamentarsi della sorte che gli è toccata, poiché è stato abbandonato da tutti. Questo giocatore ha un atteggiamento che dice: “Le mie disgrazie sono peggiori delle tue” (My misfortunes are better than yours). sosteneva Alfred Adler, il quale, proprio per aver preso questa posizione, ruppe con Freud) la condizione infantile è altamente vulnerabile (la sopravvivenza del bambino dipende dagli adulti), e quindi sin da subito, sentendosi impotente, il bambino crede di non valere, di non essere ok, mentre i genitori, grandi e forti, sono assolutamente ok. Chi adotta questo atteggiamento ha costante bisogno di “procurarsi carezze” (letterale quando si è bambini, metaforico una volta diventati adulti, poiché le carezze equivalgono all’approvazione altrui). Per procurarsele può o diventare completamente non ok, portando il tutto all’estremo: il bambino che si ritira in sé stesso e crea una finta maschera sociale o adotta un comportamento provocante che attira su di sé “carezze negative” da parte degli altri, che diventa il bambino “cattivo” che afferma: “Voi dite che sono cattivo, e così io faccio il cattivo”. Da adulto si farà strada a suon di calci, sputi e schiaffi, e ciò porterà al cedimento o al suicidio – simile al gioco “Prendimi a calci” (Kick me). In alternativa segue un CONTROCOPIONE, che consiste di una serie di suggerimenti presi in prestito dal Genitore – questo controcopione dice “Tu puoi essere ok SE” (lo stesso copione adottato da chi segue fedelmente una religione, ricercando in essa il Genitore mancato e la salvezza). Chi sceglie questo controcopione si sentirà attratto da persone che hanno un Genitore predominante, e farà sempre di tutto per guadagnarsi la stima e l’approvazione altrui: è il soggetto che si auto-condanna ad arrampicarsi per tutta la sua vita, e quando raggiunge una vetta, sentirà che c’è sempre un’altra montagna da scalare. In ogni caso non si arriverà mai alla felicità, poiché l’atteggiamento resta sempre: “Qualunque cosa io faccia, sono ancora NON OK”. Questo è il tipico atteggiamento vittimista, che porta quindi a sentire sempre che gli altri si approfittano di noi, poiché ci si preoccupa eccessivamente dei bisogni altrui, ci si fa sottomettere da tutti e si cede a tutti il proprio potere personale.
- IO NON SONO OK – TU NON SEI OK: questo accade quando, al termine del primo anno di vita, scompaiono anche le poche carezze necessarie a garantire la sopravvivenza del neonato (il quale morirebbe in assenza di contatto fisico). Il bambino si arrende perché sente che non c’è speranza, e può finire persino in qualche istituto per malattie mentali, regredendo al punto da tornare allo stato del neonato bisognoso di essere nutrito e tenuto in braccio. Questo soggetto ha deciso che nessuno è OK, persino chi gli offre “carezze” autentiche. Secondo vari studiosi questo è l’atteggiamento adottato dal bambino autistico, un bambino che non si è sentito “salvato” alla nascita.
- IO SONO OK – TU NON SEI OK: atteggiamento adottato in genere dal bambino trattato crudelmente in infanzia (alcuni invece sviluppato il primo atteggiamento, in quanto non tutti quelli che sono stati trattati male dai genitori diventano “criminali”), ed è così che nascono i criminali. Il bambino picchiato brutalmente impara ad auto-accarezzarsi e giunge alla conclusione che “Io sono ok senza bisogno di nessuno”. Ma questo atteggiamento viene adottato anche da bambini che sono stati eccessivamente viziati da piccoli e che non hanno imparato ad assumersi le proprie responsabilità, per cui da grandi proiettano i loro problemi e le loro limitatezze sugli altri, passando tutto il loro tempo a sminuire, criticare e umiliare gli altri. Si atteggiano dando quindi l’impressione di essere superiori a tutti e ricercano istintivamente individui che hanno adottato l’atteggiamento “Io non sono ok – tu sei ok”, persone che si trovano in difficoltà e che sono state messe da parte dalla società e che quindi sono facili da assoggettare al proprio controllo, in quanto fanno sentire superiore e “ok” questo soggetto irresponsabile e perennemente arrabbiato. Infatti chi svilisce costantemente gli altri, dentro di sé è fermamente convinto di non valere nulla (Bambino negativo), e così il Genitore interviene per proteggerlo, portandolo ad adottare l’atteggiamento “Loro non valgono nulla”: cerca difetti negli altri per coprire i propri e mettere a tacere la sua sensazione di non valere nulla. Il suo Bambino si emoziona quando scopre che gli altri hanno dei difetti, e ciò evita pure l’intimità, il che porterebbe in superficie i suoi difetti.
- IO SONO OK – TU SEI OK: questo è l’atteggiamento sano che decidiamo di adottare consciamente, facendo emergere il nostro Adulto. Si tratta di un cambiamento interiore importante che richiede grande coraggio e determinazione. In teoria l’analista transazionale non può operare fino a che non ha risolto i suoi problemi interiori e non ha adottato questo atteggiamento, prima di farlo adottare ai suoi pazienti. Chi adotta questo atteggiamento sa di essere responsabile per la sua vita, si preoccupa di soddisfare i suoi bisogni prima di quelli degli altri e sa che anche gli altri, se lo vogliono, sono capaci di cambiare.
VERO SÉ E INTRUSIONE
Il VERO SÉ si esprime tramite stati mentali coerenti, ossia siamo felici del nostro modo di comportarci, ci sentiamo a nostro agio con noi stessi: ciò che diciamo corrisponde anche a ciò che facciamo, siamo sempre coerenti.
L’INTRUSIONE si verifica invece quando il soggetto non è contento del suo comportamento, oppure cerca di camuffarlo o di dissociarsi da esso in qualche modo, per cui si ritrova spesso ad affermare: “Questo non è da me, non mi riconosco”.
Dietro all’intrusione si nascondono i programmi familiari inconsci e le varie forme deleterie di lealtà familiare inconscia, che non possono essere categorizzati e spiegati in modo semplice e veloce, visto che ciascuno di noi è preda di dinamiche inconsce distruttive anche molto complesse, le quali per essere identificate richiedono un’analisi a parte.
MENTE CONSCIA E MENTE INCONSCIA
Per poter cambiare ci dobbiamo necessariamente fermare e riflettere riguardo come ci sentiamo, cosa stiamo pensando (ricordando che dietro l’emozione si nasconde un pensiero ripetuto), e come stiamo agendo. L’auto-osservazione è fondamentale, o anche se ci facciamo aiutare da qualcuno, non riusciremo a riprogrammare la nostra mente: bisogna distinguere fra ciò che è appropriato, in termini di comportamento, al momento presente, e fra risposte emotive legate ad esperienze passate che vengono su in modo automatico.
Siccome siamo stati abituati a vivere come se fossimo vittime del mondo esterno (sul quale ci è stato detto, appositamente, che non abbiamo alcun controllo), crediamo che le nostre reazioni siano sempre appropriate al momento presente perché continuiamo a sentirci come dei bambini impotenti. Dunque quasi tutte le nostre reazioni sono inconsce, automatiche, basate su esperienze del passato, su comportamenti appresi in passato in risposta a quegli eventi.
La mente viene suddivisa dagli studiosi in:
- MENTE CONSCIA: parte in cui formuliamo tutte le decisioni consce. È logica, e quando operiamo tramite essa senza interferenze siamo equilibrati e mostriamo di avere auto-controllo.
- MENTE INCONSCIA: è il magazzino che conserva memorie e convinzioni che NON SONO NECESSARIAMENTE VERE, infatti l’inconscio crede in tutto ciò che gli diciamo – acriticamente (ecco perché è possibile riprogrammare la mente tramite l’uso delle affermazioni). La mente inconscia può avere reazioni estreme basate sulla paura e su sistemi di credenze totalmente errati. È piena di convinzioni apprese nel corso degli anni, e le vede come meccanismi di protezione necessari a preservare l’individuo stesso. Tali convinzioni sono spesso i trigger (grilletti) che ci fanno reagire in un certo modo a determinati eventi. I trigger generano reazioni basate sulla paura, che possono risultare davvero estreme. Quando reagiamo in questo modo, significa che stiamo reagendo all’evento attuale come se fosse quello passato – in pratica tali reazioni emotive esagerate sono scatenate (triggered) da specifici sistemi di credenze che si sono formati in passato, a seguito di certi eventi. In genere si tratta sempre di memorie familiari: il modo in cui si è stati trattati da piccoli, ma anche memorie di antenati trasmesse tramite un “inconscio familiare condiviso”, e delle quali non ci si libera fino a che non si capisce di essere individui distinti dalla propria famiglia. Ci tengo a precisare che, a dispetto di ciò che sostengono le varie terapie familiari sistemiche (visto che pure i costellatori familiari svolgono un lavoro pari al loro proprio livello di coscienza) e le forme oggi diffuse di psicogenealogia, nella pratica nessuno deve riparare ad un qualche karma di famiglia, i figli non devono pagare per le colpe dei loro genitori, poiché il karma non è altro che il frutto dei nostri pensieri ripetuti. Infatti, non appena la persona capisce e si libera delle convinzioni di famiglia, letteralmente rinasce. Tuttavia, siccome tutto ciò che riteniamo vero si avvera, se noi crediamo di dover scontare il karma di qualcun altro o di qualche vita passata, creeremo per noi quell’esperienza. Come ho già spiegato negli articoli e nei video precedenti, la famiglia è un gruppo, un sistema omeostatico che ha le sue proprie regole, le quali servono per mantenere lo status quo – si evita a tutti i costi che un cambiamento di qualsiasi tipo possa rompere questo gruppo, e ciò che tiene unito il gruppo sono proprio le regole implicite (che il bambino intuisce da sé sin da quando è molto piccolo) che ha deciso di adottare – in genere le famiglie adottano quasi tutte la regola della sofferenza e della limitatezza, per cui se vuoi realizzarti pienamente e vivere felice, non puoi essere leale al sistema famiglia, il quale può vivere questa tua decisione come un vero tradimento. Dunque se vuoi far parte del gruppo-famiglia, devi per forza rispettarne le regole (omeostasi), o sei fuori. Le famiglie sono disposte anche a sacrificare il bene dei loro stessi membri (nascondendo per esempio dei segreti) pur di mantenersi in vita. Sono queste dinamiche a rendere la quasi totalità delle famiglie “tossiche”.
La maggior parte della gente opera principalmente tramite la mente inconscia!
DOMANDE DA PORSI QUANDO SI ATTIVANO DEI TRIGGER EMOTIVI:
- Perché mi sento così?
- In che modo il mio passato sta influenzando il momento presente?
- Perché sto permettendo al mio passato di influenzare il momento presente?
- Quali convinzioni errate stanno venendo in superficie?
- La reazione che sto avendo è da adulto o da bambino spaventato?
- Perché rivivo sempre le stesse esperienze? Cosa devo cambiare in me per non riviverle in continuazione?
- Ho paura di guardarmi dentro e di risolvere definitivamente i miei problemi, perché se lo faccio non so più chi sono?
- Mi sto comportando da vittima?
- Che immagine ho di me stesso in questo momento?
- Dipendo dall’approvazione altrui – la mia felicità dipende dalle circostanze attuali, o riesco ad essere felice in modo “incondizionato”?
- Ci sono conflitti irrisolti in me?
- Non sono ancora cosciente di qualcosa?
Ovviamente esistono diverse tecniche per “disinnescare” i trigger emotivi, che bisogna però saper usare, tenendo sempre a mente che se la persona non vuole veramente cambiare, se ha paura di fare il “salto”, niente e nessuno la potrà aiutare.
Quando dobbiamo deprogrammare la mente, siamo da soli davanti a noi stessi, non è più una questione che riguarda il mondo esterno, sono io di fronte a me stesso senza più difese, completamente vulnerabile, ed è questo stato di vulnerabilità che spaventa tante persone e le porta a tirarsi indietro.
IL CERVELLO UMANO
Per le neuroscienze la mente è una funzione del cervello, tuttavia nel corso del tempo sono state formulate una serie di teorie molto interessanti al riguardo – fra le più interessanti ricordo la teoria di Penrose-Hameroff e le ricerche di Ervin László.
Le neuroscienze vedono il cervello umano come una “macchina biologica complessa”, ma noi qui ci occuperemo solo della porzione definita “cervello psicologico”, composto di 3 aree:
- Frontale.
- Limbico.
- Parietale.
I LOBI FRONTALI sono l’area del cervello che si occupa di mettere insieme i fatti, per cui le scelte che prende sono basate sulla logica, ed è responsabile per il modo in cui pensiamo e per il nostro comportamento. Questa è la “voce della ragione” e la “coscienza sociale” dell’individuo. È in quest’area del cervello che stabiliamo degli obiettivi e che ci fornisce la motivazione che ci serve per portarli a completamento. Si disattiva però in favore delle altre aree del cervello quando abbiamo reazioni impulsive. Ci vuole dunque uno sforzo conscio per non cadere preda di queste reazioni istintuali.
Il SISTEMA LIMBICO è collegato all’istinto, ed è da qui che derivano le reazioni emotive incontrollate, le quali prendono il sopravvento senza un controllo da parte dei lobi frontali. Il sistema limbico è vasto e complesso, e comprende: l’amigdala, il giro cingolato, il fornice, l’ippocampo, l’ipotalamo, la corteccia olfattiva e il talamo. È l’area del cervello che sabota la nostra pace mentale, poiché è da qui che si origina lo stress, l’ansia e ogni altra reazione istintiva – tutte reazioni primitive che servono per proteggerci.
Il SISTEMA NERVOSO ha varie suddivisioni e svolge svariati ruoli, ed è composto da:
- cervello.
- Midollo spinale.
- Nervi.
Il SISTEMA NERVOSO AUTONOMO è l’area preposta alle risposte nervose involontarie, mentre il SISTEMA NERVOSO SOMATICO si occupa delle risposte volontarie, così come dei movimenti involontari, anche detti “arco riflesso” (si tratta di una reazione automatica che serve a preservare l’individuo in caso di pericolo, di una “risposta involontaria di riflesso”, ossia il corpo non attende che la mente conscia prenda una decisione, ma la decisione viene presa automaticamente per te – ad esempio se metti la mano su un oggetto incandescente, la ritrarrai in modo automatico, senza bisogno di rifletterci su). Il SISTEMA NERVOSO SIMPATICO è l’area che controlla le reazioni di lotta o fuga quando ci sentiamo in pericolo, ed è responsabile dell’istinto di conservazione, il quale è basato sulla paura.
Il SISTEMA NERVOSO PARASIMPATICO regola le funzioni normali dell’organismo, come la respirazione e il battito cardiaco.
Il NEURONE è la cellula nervosa del cervello. Le informazioni passano fra il corpo e il cervello tramite i neuroni, per mezzo dei NEUROTRASMETTITORI e per mezzo del processo di SINAPSI. Queste ultime sono cariche elettriche che “saltano” fra i neuroni, con l’aiuto dei neurotrasmettitori [sostanze chimiche che permettono la trasmissione dei segnali da un neurone all’altro].
Le informazioni vengono raccolte sia tramite il Sistema Nervoso Centrale che dai sensi, poi si genera una reazione automatica alle informazioni in entrata, oppure viene presa una decisione conscia. In quest’ultimo caso la decisione è controllata dal soggetto stesso, è volontaria, però spesso apprendiamo schemi di pensieri e risposte automatiche negative, che per essere “disinnescate” richiedono diverso tempo e uno sforzo conscio.
LO STRESS
Quando ci sentiamo in pericolo e abbiamo paura, ci sentiamo stressati: nel sangue c’è un afflusso di cortisolo ed epinefrina (ormone più comunemente conosciuto con il nome di adrenalina), che provocano reazioni fisiche come il battito cardiaco accelerato, l’aumento della pressione sanguigna e del ritmo di respirazione, in modo da preparare il corpo ad avere una reazione di fuga, paralisi o lotta. Le funzioni “secondarie” del corpo (incluse le funzioni digestive e quelle del sistema riproduttivo) vengono momentaneamente disattivate.
Ci sono 3 tipi di stress:
- ACUTO: stress che si verifica una sola volta, scatenando reazioni di attacco o fuga.
- ACUTO EPISODICO: episodi ripetuti di stress acuto, che provocano problemi sociali, in quanto il soggetto va sempre di corsa, è distratto, non riesce a riflettere e ad ascoltare ciò che gli viene detto, è costantemente preoccupato, ha pensieri catastrofici, si sente infelice e accusa gli altri di essere la causa della sua infelicità. Questa è la “normalità” per gli occidentali, soprattutto chi abita in città convive con lo stress acuto episodico e quindi non è in grado di fermarsi a riflettere nemmeno un istante, è impulsiva e irrazionale. Chi si trova in questo stato non può assolutamente riprogrammare la sua mente.
- CRONICO: stato costante di stress, il soggetto si sente sempre in pericolo, non può mai abbassare la guardia. A lungo andare può portare a malattie, alla depressione profonda e persino al suicidio. Questo tipo di stress può essere scatenato da un lutto non elaborato, e trasformarsi in depressione cronica senza che il soggetto se ne renda nemmeno conto. Il lutto infatti provoca un aumento di cortisolo nel sangue, ormone che scatena la reazione dello stress. Un soggetto che vive in stato di stress cronico non ha la lucidità necessaria per riprogrammare la sua mente, perché non può “vederci chiaro” e deve quindi prima di tutto prendersi cura della sua salute mentale.
Quando siamo stressati emergono tutti insieme i nostri trigger emotivi, ossia le memorie di eventi passati durante i quali ci sentivamo impotenti, e così reagiamo in modo impulsivo. I trigger emotivi si disinnescano con la deprogrammazione mentale (non serve rimettere in scena il trauma né procurarsi ulteriori choc per risolverlo!), come ho detto più su ci sono vari modi di lavorare sui di essi, tuttavia ci vuole ferma volontà da parte del soggetto stesso, poiché deve necessariamente tornare a pensare in modo lucido.
Il SISTEMA LIMBICO è responsabile pure dei nostri schemi di pensiero appresi in momenti di stress, poiché il suo scopo è quello di tenerci al sicuro e teme sempre il ripresentarsi di certi eventi. Dunque i pensieri più distruttivi si originano sempre nel sistema limbico.
Se vogliamo deprogrammare e riprogrammare la mente con successo, dobbiamo prima uscire da questo stato di perenne stress, ricominciare a ragionare in modo lucido, smetterla di adottare un atteggiamento vittimista e farci coraggio per affrontare i nostri “demoni interiori” (conflitti irrisolti e auto-sabotaggi).
Liberarsi delle memorie dolorose del passato e dei trigger emotivi (che è ciò che ci richiede la “legge di assunzione”, poiché dobbiamo creare la nostra realtà in modo cosciente, dunque non possiamo continuare ad operare secondo programmi inconsci distruttivi) è possibile, tuttavia c’è un prerequisito fondamentale: la volontà di andare fino in fondo e la capacità di riprendere in mano la propria vita, rinunciando una volta per tutte alla mentalità da vittima, perché se continuiamo a dare la colpa agli altri e a reagire costantemente in modo istintuale alle circostanze attuali, stiamo cedendo il nostro potere agli altri, e non possiamo assolutamente “manifestare” da uno stato simile!
Chi si porta dietro memorie molto dolorose, deve per forza prima “liberarsene” e solo dopo può cominciare la riprogrammazione mentale, altrimenti l’uso stesso delle affermazioni porterà in superficie ogni singolo trigger emotivo. Ecco perché in questi casi non è sufficiente usare direttamente le affermazioni, ma bisogna prima risolvere conflitti rimasti irrisolti e prendere coscienza di tutte le proprie distorsioni mentali, mettersi “sottosopra”, insomma.
Il lavoro di riprogrammazione è la fase successiva, e il suo successo dipende da quanto ci siamo impegnati e da quanto desideriamo cambiare.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:
- Thomas A. Harris, Io sono OK, tu sei OK – guida all’analisi transazionale, BUR Rizzoli saggi, 2020 (pubblicato per la prima volta nel 1967).
- Appunti presi da: Transactional Analysis Course, Centre of Excellence, s.d.
- Appunti presi da: Gestalt Therapy Diploma Course, Centre of Excellence, s.d.
- Schema sul sistema nervoso preso da: Sistema parasimpatico (o craniosacrale), di Redazione Mypersonaltrainer, 13/11/2019, my-personaltrainer.it: https://www.my-personaltrainer.it/fisiologia/sistema-parasimpatico.html.