
Moltissimo è stato detto fino ad ora sulla celebre Atlantide, definita “il continente perduto”, che si pensa fosse abitato da una civiltà molto evoluta vissuta migliaia di anni fa. Per la maggior parte delle persone Atlantide è semplicemente un mito e quindi non è mai esistita, e naturalmente questa visione è incoraggiata dai mass media e dalle “autorità” in generale. Nel 2019 ancora si vuole far credere alla popolazione che in passato sono esistiti solamente popoli primitivi e che noi siamo la civiltà più evoluta che sia mai esistita, e addirittura c’è chi difende strenuamente la tesi che la nostra storia è iniziata circa 6000 anni fa per tenere fede alla propria religione ma anche per non portarci a riflettere sulle implicazioni che deriverebbero dall’accettazione del fatto che sono esistite civiltà evolute prima di noi. Perché una persona “normale” dovrebbe interessarsi di questi argomenti? In fin dei conti a noi cosa importa del passato? Non dobbiamo pensare al nostro futuro? Invece se ignoriamo il passato e continuiamo a vivere in una bolla di vetro, ignorando cosa si cela dietro la “realtà” dei 5 sensi non abbiamo futuro come civiltà. Ci troviamo ad un punto di svolta e sappiamo che nei prossimi 5 -10 anni il mondo come lo conosciamo sarà cambiato radicalmente, forse in modo graduale forse in modo repentino, e se oggi, nel 2019, non ci poniamo una domanda fondamentale: “Chi siamo? Da dove siamo venuti? Chi ci ha creati? Perché siamo qui? Qual è la nostra storia? Cosa è avvenuto in passato?”, non possiamo evolvere in modo consapevole e positivo e rischiamo di creare danni a noi stessi, alla nostra Anima e al nostro Pianeta. Ci è stata data l’intelligenza perché siamo dei co-creatori in grado di modificare significativamente noi stessi, gli altri e l’ambiente circostante e quindi dobbiamo operare con coscienza se non vogliamo creare danni irreparabili. Se noi oggi non capiamo chi siamo, chi (o che cosa) ci ha creati, qual è il nostro scopo, come possiamo sviluppare tecnologia innovativa e sostenibile per migliorare la vita sul Pianeta Terra? Come possiamo elevarci come civiltà e smetterla di ucciderci gli uni con gli altri? Come possiamo risvegliare le nostre capacità divine? Come possiamo collaborare col Piano Divino (sempre che ce ne sia uno)? Interrogarsi sul “passato” della vita su questa Terra non è un mero esercizio intellettuale ma ci permette di diventare finalmente esseri divini incarnati e di comportarci come tali e a smetterla di perpetrare sofferenza e dolore.
LA CAPITALE DI ATLANTIDE RACCONTATA DA PLATONE
Credo che tutti abbiano sentito parlare almeno una volta della capitale di Atlantide descritta da Platone (428 / 427 a.C. – 348 / 347 a.C.). Intorno al 360 a.C. compaiono i dialoghi Timeo e Crizia,

dove per la prima volta Platone fa riferimento ad Atlantide, scritti che hanno permesso a noi tutti oggi di conoscere il “mito” di Atlantide. Platone asserisce che la conoscenza del continente perduto è arrivata a lui tramite un suo lontano parente, Solone, legislatore e poeta vissuto tra il 615 e il 535 a.C. (vedi tavola genealogica di Platone), considerato l’inventore della democrazia. Solone, in uno dei suoi tanti viaggi, nel 590 a.C. circa, giunse fino in Egitto, dove fu accolto positivamente dai sacerdoti della città di Sais, preceduto dalla sua fama di sapiente (del tempio di Sais non rimane nulla e oggi sappiamo che è veramente esistito grazie alla testimonianza di Platone). Solone voleva conoscere la verità sull’origine dell’umanità e così si rivolse ad un sacerdote egizio del tempio di Sais, grazie al quale venne a sapere dell’esistenza di una civiltà molto antica, risalente a 9000 anni prima, ovvero Atlantide. A Solone il sacerdote disse che la Grecia e la città di Atene erano molto più antiche di quanto non credessero i greci stessi, e che periodicamente avvengono cataclismi globali che spazzano via intere civiltà

e cancellano le memorie delle persone. Per questo i greci del tempo di Solone erano, relativamente alle civiltà esistite in precedenza, dei “bambini”. Atlantide era definita un impero tirannico che minacciava continuamente di invadere Atene, che al tempo era protetta da una casta di guerrieri. I sovrani di Atlantide erano i discendenti del dio Poseidone, e il primo re di Atlantide era Atlas, figlio di Poseidone e della mortale Clito. Secondo il mito Poseidone ebbe ben 10 figli da Clito, cioè 5 coppie di gemelli (di cui Atlas era il primogenito) e ciascuno di questi era a capo di una delle 10 province di Atlantide. Originariamente gli Atlantidei erano puri, e quindi potevano essere definiti dei semidei, ma col tempo la razza atlantidea perse del tutto la sua purezza e la sua divinità per diventare materialista, egoista, arrogante e usurpatrice. Al tempo l’Impero Atlantideo si espandeva dall’Italia all’Egitto ma aveva ancora mire espansionistiche e voleva impossessarsi di tutto il Mediterraneo. I problemi degli atlantidei iniziarono quando si scontrarono con i valorosi soldati ateniesi, che impedirono loro di conquistare Atene. Verso la fine della guerra tra ateniesi e atlantidei gli dèi decisero di punire Atlantide per la sua smisurata arroganza e decretarono la fine dell’antica civiltà, che avvenne in un giorno e una notte.
Platone ci descrive Atlantide come una grande isola situata oltre le Colonne d’Ercole che aveva colonie in Africa fino all’Egitto e in Europa fino all’Italia:
“Lasciatemi cominciare osservando, prima di tutto, che a novemila assommano gli anni che son passati dalla guerra che come é stato detto, vi fu tra coloro che vivevano oltre le Colonne d’Ercole e coloro che vivevano al loro interno, questa guerra sto per descrivervi. Sui combattenti, si dice che da una parte la città di Atene fosse a capo e che avesse combattuto misurandosi in guerra, dall’altra parte i combattenti erano comandati dai re di Atlantide che, come avevo detto, era un’isola più grande in estensione di Libia e Asia* (* Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d’Ercole, c’era un’isola. E quest’isola era più grande della Libia e dell’Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte…In tempi posteriori …, essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte… tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l’isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve) e che, in seguito, colpita da un terremoto divenne una barriera di fango insormontabile per i viaggiatori che andavano per mare in ogni parte dell’Oceano.”
Prosegue poi descrivendo in maggiore dettaglio la capitale di Atlantide:
“L’intero paese era detto da lui (Solone) essere molto elevato e a precipizio dalla parte del mare, ma la parte del paese nelle immediate vicinanze e intorno alla città era una pianura livellata, essa stessa circondata da montagne che si tuffavano nel mare, era regolare ed uniforme e aveva una forma oblunga, estendendosi in una direzione per tremila stadi, ma attraverso il centro erano duemila. Questa parte dell’isola guardava verso sud ed era riparata dal nord. Le montagne circostanti erano celebri per il loro numero e dimensione e bellezza, e al di là di tutto ciò che ancora esiste, essi possedevano al loro interno anche molti salubri villaggi nella campagna, e fiumi, e laghi e pascoli che rifornivano sufficiente cibo per ogni animale, selvatico o d’allevamento, e molto legno di vari tipi, abbondante per ogni tipo di lavoro.
Ora descriverò la pianura, come era affascinante per natura e per il lavoro di molte generazioni di re attraverso lunghi anni. Era per la maggior parte rettangolare ed oblunga, e poi discendeva seguendo la linea del canale circolare. La profondità, la larghezza e la lunghezza diquesto canale erano incredibili e davano l’impressione che un lavoro di una simile estensione, sommato a molti altri, non sarebbe mai potuto essere artificiale. Nonostante ciò, io devo dirvi ciò che mi venne raccontato. Era scavato della profondità di un centinaio di piedi e la sua larghezza era di uno stadio in ogni punto, era stato realizzato intorno alla intera pianura ed aveva una lunghezza di diecimila stadi (quasi 2000 chilometri). Riceveva i flussi d’acqua che venivano giù dalle montagne e che circolando intorno alla pianura e incontrandosi in città finivano infine nel mare. Inoltre nell’interno, similmente, canali diritti di cento piedi di larghezza erano tagliati da esso per tutta la pianura e quindi si gettavano nel canale in direzione del mare. Questi canali erano posti ad intervalli di cento stadi e grazie a questi essi portavano giù la legna dalle montagne alle città e convogliavano i frutti della terra in navi, tagliando passaggi trasversali da un canale ad un altro e verso la città. Due volte l’anno si raccoglievano i frutti della terra, in inverno grazie ai benefici delle piogge del cielo, in estate grazie all’acqua che proveniva dai canali.”
Riguardo le dimensioni dell’isola Platone afferma: “In quanto alla popolazione, ognuno dei gruppi della pianura doveva scegliersi un capo per gli uomini abili al servizio militare e la dimensione di ogni territorio era un quadrato di 10×10 stadi e il numero totale dei lotti era di 60.000.”
Platone afferma che la capitale di Atlantide era grande “127 stadi“. 1 stadio (unità di misura greca) equivale a 185 metri, e quindi 127 equivalgono a 23.5 chilometri. L’isola centrale (la più piccola, al centro) era riservata all’élite e ai sommi sacerdoti del posto ed era

protetta da alte mura e da un anello di acqua. La seconda isola (il primo anello di terra) era riservato ai templi e qui i sacerdoti conducevano rituali e sacrifici. Il secondo anello di acqua era riservato alla marina militare atlantidea, e qui erano custodite almeno 12.000 imbarcazioni. Nel secondo anello di terra risiedeva l’esercito, che contava ben 240.000 unità. Il terzo anello di acqua ospitava il porto mercantile oltre ai mezzi di trasporto pubblici (perlopiù traghetti). Il terzo e ultimo anello di terra ospitava il centro città, sempre affollato (sia di giorno che di notte).
La fine di Atlantide fu improvvisa e violenta: “Seguirono terremoti ed inondazioni di straordinaria violenza e nello spazio di un giorno e di una notte tremenda l’isola di Atlantide scomparve assorbita dal mare“.
Riguardo la veridicità del racconto occorre riflettere sul fatto che un personaggio del calibro di Platone non poteva di certo permettersi di mettere in ridicolo sé stesso inventando una fiaba, ma che credeva onestamente nell’esistenza di Atlantide, tanto che la storia giunse fino a lui tramite il suo antenato Solone, considerato il più sapiente dei Sette Savi.
La “leggenda” di Atlantide ha quindi origine in Egitto.
Naturalmente non è possibile riassumere in poche righe tutto ciò che Platone ha raccontato di Atlantide, ma ciò che ci interessa è ora capire dove ci stiamo dirigendo con le ricerche del continente perduto, che in questi ultimi anni sono andate molto avanti. È però necessario capire cosa è Atlantide e perché è importante per noi.
ATLANTIDE E LE ANTICHE CIVILTÀ EVOLUTE
In precedenti articoli ho parlato di antiche civiltà evolute, come quella Khemitiana, quest’ultima vissuta in Egitto migliaia (o forse centinaia di migliaia o persino milioni) di anni fa. Secondo Abd’el Hakim Awyan le Piramidi egizie non sono state costruite da atlantidei evoluti né tantomeno da extraterrestri ma dai Khemitiani (antenati degli egiziani) e il Khemit (l’Egitto) non è mai stato colonizzato da Atlantide; e forse ciò che voleva dire era che le Piramidi non sono state costruite dagli Atlantidei, perché i loro costruttori (gli antichi khemitiani) sono venuti molto tempo prima degli Atlantidei, forse facevano parte di un ciclo risalente a centinaia di migliaia se non addirittura milioni di anni fa. Inoltre la letteratura teosofica e post teosofica parla di Atlantide come di una razza preesistente alla nostra che però non aveva ancora raggiunto un alto livello di evoluzione spirituale e che prima di Atlantide ci furono molte altre civiltà ancora più evolute delle quali non sappiamo nulla. A ciò bisogna sommare tutti i resoconti e le prove che abbiamo di un evento catastrofico avvenuto moltissimo tempo fa, chiamato da alcuni Diluvio Universale, che causò la fine di antiche civiltà evolute e le riportò alla preistoria. Poi dobbiamo sapere che sembra siano veramente esistiti esseri giganteschi, e si dice che questi esseri appartenessero ad una dimensione più elevata della nostra (più si scende di dimensione più gli esseri sono bassi e viceversa più si evolve più si cresce in altezza). Dunque un tot di anni fa (migliaia / centinaia di migliaia / milioni di anni fa?) è successo qualcosa che ci ha fatti “cadere” e perdere le nostre conoscenze. Visitando i monumenti che sono pervenuti fino a noi di queste antiche civiltà è facile intuire che loro ne sapessero molto più di noi su chi siamo, chi ci ha creati e cosa siamo venuti a fare qui. E se gli Elohim biblici fossero gli dèi dei popoli antichi? E se fossimo veramente stati creati da un incrocio di altre specie extraterrestri? Ciò che di certo sappiamo è:
- Che c’è stata una catastrofe di proporzioni globali che ha spazzato via antiche civiltà (evolute) e che ha coinciso con una “caduta” dell’essere umano nell’ignoranza. Da questa “caduta” ci stiamo iniziando a riprendere solo oggi. Sappiamo inoltre che nel mondo esistono monumenti simili tra loro che ci fanno pensare ad una civiltà evoluta mondiale esistita chissà quanto tempo fa.
- Che fino ad oggi abbiamo vissuto nella paura, credendoci limitati e disonorando noi stessi e la Madre Terra. Tutti sentiamo dentro di noi che c’è qualcosa di più e che siamo pronti a creare una civiltà veramente evoluta nonostante i contrasti.
- Che è in atto un potente risveglio della coscienza in tutto il mondo che sta mettendo in crisi il “sistema” nel quale abbiamo vissuto per migliaia di anni. Sempre più persone si rendono conto della necessità di svegliarsi e fare ricerca in modo autonomo, smettendola di cedere il proprio potere a qualsiasi tipo di “autorità” che tenti di imporsi a loro.
Non ci resta che vedere quali magnifiche scoperte ci porteranno i prossimi anni…
ATLANTIDE IN AFRICA
Di recente ho scoperto che due “archeologici indipendenti”, cioè George S. Alexander

(un economista) e Natalis Rosen hanno proposto con quasi assoluta certezza che Atlantide si trova in Africa, e più precisamente la Struttura di Richat (o Occhio del Sahara) (pronuncia “Ricat“) in Mauritania sarebbe ciò che rimane della leggendaria città. Atlantide è stata descritta da Platone come un’isola composta di cerchi concentrici per un diametro di 23.5 chilometri e comprende un’isola centrale (dove risiedeva l’élite) e due anelli di terra alternati a tre anelli di acqua; l’anello di terra più esterno, come già detto, sarebbe stato il “centro città” di

Atlantide. Queste sono anche le dimensioni della Struttura di Richat in Mauritania! Intorno alla città, e più precisamente a Nord c’erano anche delle montagne sulle quali scorrevano grandi fiumi e la città era collegata col mare tramite uno stretto posizionato a Sud (vedi descrizione di Platone). Questa descrizione corrisponde perfettamente con quella della Struttura di Richat, in Mauritania (Africa occidentale), un luogo dove sono stati rinvenuti moltissimi manufatti antichi, datati circa 12.000 anni fa. Questo è il sito archeologico più ricco di tutto il mondo, e ciò avrebbe senso se consideriamo che Platone racconta come Atlantide ospitasse un milione di abitanti. Platone afferma che ad Atlantide c’erano molti elefanti, e George e Natalis hanno scoperto che nelle immediate vicinanze del Richat sono stati rinvenuti resti di molti animali, tra cui elefanti e proprio elefanti e giraffe sono il soggetto delle pitture rupestri presenti nell’area circostante a Richat; ciò fa pensare che un tempo qui esistevano molti elefanti (ancora oggi ci sono molti elefanti in Mauritania), come nella capitale di Atlantide descritta da Platone. Inoltre ad Atlantide erano presenti in grandi quantità rame e oro, e oggi la Mauritania è una grande esportatrice di metalli quali rame, ferro e oro. Il primo re della Mauritania si chiamava Atlas…sarà una semplice coincidenza (vedi storia di Atlantide raccontata da Platone)?
Alexander e Rosen hanno iniziato le loro ricerche nel 2007 e nel 2008 hanno esplorato personalmente il sito di Richat e successivamente nel 2011 hanno prodotto un documentario, intitolato Visiting Atlantis.
LA STRUTTURA DI RICHAT O OCCHIO DEL SAHARA
L’appellativo “Occhio del Sahara” è dovuto al fatto che questa struttura, chiamata Richat,

se vista dall’alto ricorda proprio un occhio – il grande Occhio di “Dio”? Gli scienziati avevano già esplorato il luogo negli anni ’50 ma fu reso di pubblico dominio negli anni ’60 grazie alle missioni del Programma Gemini condotte dalla NASA. Guardando dall’alto questo sito sorprendentemente si vede un grande occhio di colore azzurro. Alcuni lo hanno ribattezzato “l’occhio dell’Africa”. All’inizio si pensava che questo fosse un cratere che si era venuto a creare grazie alla collisione di un meteorite, ma oggi gli scienziati pensano che potrebbe trattarsi di un rialzo simmetrico che è venuto in superficie a causa dell’erosione. È plausibile pensare

che gli Atlantidei decisero di utilizzare una formazione naturale per erigere la loro capitale.
Tra le tante scoperte di George e Natalis ci sono i reperti archeologici rinvenuti e custoditi dalla popolazione locale, tra i quali compaiono armi come palle di cannone che fanno pensare ad una civiltà vissuta in questo luogo, una civiltà importante con un grande esercito; sono stati mostrati loro anche degli utensili domestici di piccole

dimensioni, come un ago in pietra perfettamente levigato, realizzato con grande cura da una civiltà evoluta. Platone spiegava che gli Atlantidei utilizzavano pietre per costruire i loro edifici, in modo del tutto simile a come fanno ancora oggi le persone del posto; inoltre diceva che queste pietre erano di tre colori: bianco, nero e rosso, esattamente come le pietre che si trovano presso il Richat.
Osservando la Terra come ci appare oggi dobbiamo considerare che il clima è cambiato significativamente e che un tempo dove si

trova il deserto c’erano distese di verde e viceversa. Ci sono stati cambiamenti climatici repentini che hanno profondamente trasformato la superficie terrestre e oggi guardando siti come quello di Richat, bisogna ricordare che un tempo era probabilmente circondato da distese di prati lussureggianti, si trovava ad un’altitudine più bassa in prossimità dell’oceano e inoltre era una zona ricca di sorgenti di acqua; in effetti finora è stato rinvenuto un pozzo proprio all’interno della struttura di Richat, e più precisamente nel cerchio interno (sede

dell’élite), proprio come descritto da Platone. Immaginiamo la zona circostante alla struttura di Richat completamente coperta dall’acqua e non è difficile scoprire che
questa diventa un’isola, come è stata descritta da Platone. Questa ipotesi sarebbe confermata dal fatto che a poca distanza dal Richat sono stati rinvenuti scheletri di balene (attenzione non fossili, che risalgono a milioni di anni fa, ma scheletri che risalgono a migliaia di anni fa e quindi sono più recenti) e carcasse di grosse navi. Inoltre presso la città di Atar (vicino al Richat) dai pozzi fuoriesce acqua salata, ad indicare che un tempo qui c’era l’oceano. Se

gli archeologici, insieme agli scienziati, riusciranno a condurre degli scavi approfonditi della Struttura Richat nei prossimi anni potremmo avere informazioni ancora più sicure e magari scoprire cose che non ci saremmo mai aspettati su Atlantide…e quindi sul nostro “passato”.
Sappiamo che in questi anni stanno tornando in superficie strutture molto antiche che
permetterebbero all’umanità di risvegliarsi dal suo lungo “sonno della coscienza”, per riconoscere che

siamo molto più di quanto non crediamo… O forse più semplicemente iniziamo ad espandere le nostre percezioni e questo ci permette di “scoprire” prove dell’esistenza di civiltà evolute antidiluviane che in realtà sono sempre state davanti ai nostri occhi.
La mappa del mondo dello storico Erodoto proverebbe che la capitale di Atlantide è in Mauritania
Erodoto (484 a.C. – 430 a.C.), storico greco antico, considerato il “padre della storia”, ci ha lasciato una mappa del mondo come era conosciuto al suo tempo. Se osserviamo con attenzione la mappa di Erodoto e ci focalizziamo sulla zona che si trova in basso a sinistra, subito sotto alle Colonne di Ercole, troviamo un luogo denominato “Atlantes”, che corrisponde proprio al luogo in cui si trova la Struttura Richat. Questa scoperta è stata fatta dal creatore del canale YouTube americano Bright Insight, grazie ad un commento lasciato da una persona che aveva visto i suoi video precedenti su Atlantide e che ha fatto notare come nella mappa di Erodoto Atlantide fosse indicata proprio nel luogo del Richat. Osservate la mappa che segue.

SITOGRAFIA:
- The lost city of Atlantis – Hidden in Plain Sight – Advanced Ancient Human Civilization, Bright Insight, YouTube, 04/09/2018 :https://www.youtube.com/watch?v=oDoM4BmoDQM
- The Lost city of Atlantis – Hidden in Plain Sight PART 2 – How we know Atlantis existed…AND where, Bright Insight, YouTube, 24/08/2018: https://www.youtube.com/watch?v=lyV8TUlV3Ds&t=753s
- Ancient Map PROVES The Lost City of Atlantis is The Eye of The Sahara – Ancient Civilization, Bright Insight, YouTube, 30/10/2018: https://www.youtube.com/watch?v=U5kEzxOb-3c.
- Platone e la descrizione di Atlantide, dai dialoghi Crizia e Timeo – Il mito di Atlantide. (dal Crizia), tisifone 75, 11/06/2010 ore 17:56, Il Regno di Mu: l’antica saggezza di Kedalis e Ashkanty – i continenti scomparsi: https://ilregnondimukedaliseashkanty.forumcommunity.net/?t=38165982
- Struttura di Richat, Wikipedia, modificata per l’ultima volta il 6 aprile 2019 alle 23:59: https://it.wikipedia.org/wiki/Struttura_di_Richat
- Visiting Atlantis: https://visitingatlantis.com
- Platone, Wikipedia, modificata per l’ultima volta l’11 aprile 2019 alle 15:27: https://it.wikipedia.org/wiki/Platone
- Platone e le origini del mito di Atlantide, Viaggio nel Mistero, 16/07/2012, viaggionelmistero.it: https://www.viaggionelmistero.it/confini-conoscenza/miti-leggende/platone-e-le-origini-del-mito-di-atlantide
OLTRE PLATONE, QUALI POPOLI CI HANNO LASCIATO ULTERIORI INDIZI RICONDUCIBILI ALLA MITICA ATLANTIDE? PRIMA PARTE.
“… Platone fu colui che la descrisse più accuratamente, ma il mito di Atlantide sembrerebbe essere presente presso tutti i popoli del mondo. Uno dei sostenitori sulla veridicità dei racconti di Platone fu lo scrittore statunitense Charles Berlitz, che visse dal 1914 al 2003, egli nel suo libro “Atlantide. L’ottavo continente”, riportò un elenco di tutte le antiche tradizioni che assimilò durante i suoi viaggi e i suoi studi. Ecco qui di seguito un breve estratto:
– Aristotele, fu un grande scettico del mito di Atlantide, ma dava credito ai racconti dei navigatori Fenici e cartaginesi, che parlavano della leggendaria Antilia, o Antilla, essa sarebbe stata un’isola localizzata nell’ Oceano Atlantico occidentale. Questa mitica isola è conosciuta anche come Isola delle Sette Città e Isola di San Brendano. Fu identificata anche con le Isole dei Beati e le Isole Fortunate.
La diretta conoscenza del luogo in cui si trovava Antilla, veniva però tenuto nascosto, dai Fenici e Cartaginesi, forse per ragioni commerciali e politiche.
– Gli antichi Galli e i Celti, credevano che i loro antenati provenissero da un continente inabissatosi nel Mare Occidentale, chiamarono quest’isola iperborea Avalon. Avalon è un’isola leggendaria, facente parte del ciclo letterario legato al mito di Re Artù, situata nella parte occidentale delle isole britanniche, forse legato alla fertilità di questa terra che secondo alcuni significherebbe isola delle mele.
– Gli antichi Vichinghi credevano che “Atli” fosse una terra meravigliosa nel mare occidentale, dove le stirpi teutoniche situavano il Valhalla, una mistica terra che accoglieva le anime degli eroi morti in battaglia e dove feste e banchetti si susseguivano eternamente
– I Berberi del Nord-Africa si tramandano la leggenda di Attala, un’isola al largo delle coste Africane ricca di miniere d’oro, d’argento e di Stagno, che inviava in Africa oltre che questi metalli anche i propri eserciti. Secondo i Berberi, Attala si troverebbe sotto l’oceano, ma una loro profezia vuole che un giorno la leggendaria isola ricomparirà.
– I Baschi, un gruppo etnico assolutamente unico che abita sui Pirenei a cavallo tra la Francia e il nord della Spagna, affermano di discendere da un continente situato a occidente che loro chiamano Atlaintika.
– E’ credenza assai diffusa fra i portoghesi che Atlantide (Atlantida) si trovasse un tempo vicino al Portogallo e che le isole Azzorre non siano altro che i picchi più alti delle sue montagne.
– Le popolazioni iberiche della Spagna meridionale sostengono di discendere direttamente dagli Atlantidi e che la Spagna possiede ancora quella che può essere stata parte dell’impero di Atlantide, le Isole Canarie. Qui curiosamente il nome Atalaya indica tutt’oggi certi luoghi (caverne) e gli abitanti di queste isole, allorché furono scoperte, dichiararono di essere gli unici superstiti di un cataclisma planetario.
– I geroglifici egiziani menzionano Amenti, il Paradiso dell’Occidente, dimora dei morti e parte della divina barca del sole che tramonta ad Occidente.
– I Babilonesi chiamavano il loro Paradiso posto in occidente Arallu.
– Per gli arabi la prima civiltà sorse nella terra di Ad, nell’oceano Occidentale.
– Gli aztechi, oltre l’Oceano Atlantico parlano di Aztlan. Aztlán è la leggendaria terra d’origine degli aztechi e di tutte le popolazioni di etnia nahua, una tra le più importanti culture mesoamericane. Secondo alcuni studiosi, Aztlán deriverebbe dalle parole nahuatl aztatl, che significa airone (o uccello dalle piume bianche), e tlan (tli), che significa “posto del”: Aztlán vorrebbe quindi dire “posto degli aironi”.
Secondo un’altra teoria, deriverebbe dal nome del dio Atl e significherebbe “vicino all’acqua”.
Quando i conquistadores spagnoli dell’America centrale raggiunsero il Messico, appresero che gli aztechi ritenevano di provenire da un’isola nell’Oceano Orientale (chiaramente rispetto all’America) chiamata Aztlan.
– In Venezuela, i conquistadores spagnoli scoprirono un insediamento che chiamarono Aztlàn, popolato da indigeni cui essi si riferirono come ad “Indiani Bianchi”.
– Le tribù indiane del Nord America si sono tramandate tradizioni che ricordano come i loro avi provenissero da un’isola.
– I testi indiani come il Mahabharata e il Purana fanno riferimento ad Attala, L’Isola Bianca, un continente situato nell’Oceano Occidentale. Nel Mahabharata e nel Purana si accenna anche ad Atyantika, usata in riferimento ad una terrificante catastrofe finale.
Un altro scrittore e ricercatore che analizzò i racconti di tutti i popoli del mondo con lo scopo di trovare tracce di Atlantide fu Ignatius Loyola Donnelly, un politico, saggista e studioso statunitense che visse dal 1831 al 1901. Egli rimase profondamente persuaso dalla reale esistenza di Atlantide e dedicò gran parte della sua vita a questa ricerca. Durante i suoi viaggi in giro per tutto il mondo, raccolse un numero impressionante di indizi per dimostrarne l’esistenza. Donnelly analizzò le antiche tradizioni di molte culture di tutto il mondo e trovò ovunque allusioni agli atlantidei e come fece Charles Berlitz, le raccolse nel suo famoso libro “Atlantis: The Antediluvian World”, pubblicato nel 1882. Qui di seguito vi propongo un estratto delle sue ricerche:
– Per i musulmani il grande re antidiluviano era Shedd-Ad-Ben-Ad, o Shed-Ad, figlio di Ad, o di Atlantide.
– Gli Arabi affermano che la prima civiltà ebbe origine in occidente, e si chiamava Ad, nome che ricorda l’abbranco Ad-Am, ovvero il primo uomo biblico, Adamo. (N.B.: “adam” in turco significa “uomo”).
I primi abitanti del loro paese erano noti come Aditi, dal nome del progenitore Ad, nipote di Cam. Gli Aditi erano probabilmente gli abitanti di Atlantide o Ad–lantis.
Vengono ricordati dagli arabi come una razza grande e civile, vengono rappresentati come uomini di statura gigantesca, la loro forza era pari alle loro dimensioni, e spostavano facilmente enormi blocchi di pietra. Erano architetti e costruttori. Innalzarono molti monumenti al loro potere, e quindi, fra gli arabi, nacque l’usanza di chiamare le grandi rovine “costruzioni degli Aditi”. Ancora oggi gli arabi dicono “vecchio come Ad”.
– Il grande impero Etiope, nei primi secoli avrebbe prevalso dal Caucaso all’Oceano Indiano, dalle sponde del Mediterraneo alla foce del Gange, era conosciuto come l’impero di Dioniso, o l’impero di “Ad”, l’impero di Atlantide.
– Il dio della Luna egizio, ovvero Thoth, inventore anche delle lettere, anche il dio di un paese straniero, era riconosciuto anche col nome At-hothes …”.
“… Passiamo ora ad un altra razza antica, la famiglia indo-europea, la razza ariana.
In sanscrito Adim, significa prima. Secondo gli indù, il primo uomo fu Ad-ima, la moglie era Heva. Essi si sarebbero stabiliti su un’isola ma, a causa di uno sconvolgimento climatico, l’avrebbero abbandonata per raggiungere la terra ferma. (questo racconto lo si ritroverebbe nella “Bibbia in India.”)
– Gli dei conosciuti come Aditya sono i più antichi nella mitologia indù. Erano dodici e presiedevano i dodici mesi dell’anno. Erano tutti dei della luce o divinità solari, appartengono sicuramente ad un vago ricordo di un passato molto remoto. Le leggende e i racconti sui “figli di Ad”, “Aditi”, e “gli Aditya,” non è da escludere che si riferiscano proprio ad abitanti di Atlantide.
– I Persiani chiamavano il primo uomo “Ad-amah”.
– “Adon” è stato uno dei nomi del Dio Supremo dei Fenici, da esso è derivato il nome del dio greco “Ad-onis”. Gli dei primordiali di questo popolo sono identici agli dei della mitologia greca, che a loro volta originariamente furono i re di Atlantide.
– Mr. George Smith, nel racconto caldeo della creazione, decifrata dalle tavolette babilonesi, dimostra che vi è stata una gara originale di uomini, all’inizio della storia caldea, una razza oscura, la Zalmat-qaqadi. I membri di questa razza furono chiamati Ad-mi, o Ad-ami; erano considerati come coloro ”che erano caduti,” essi si distinguevano dai “Sarku, o la razza luce”. La “caduta”, probabilmente si riferirebbe alla loro distruzione causata da un diluvio, a conseguenza del loro degrado morale e l’indignazione degli stessi dèi. Il nome Adam viene utilizzato in queste leggende, non come nome associato ad un uomo ma ad un’intera razza.
– Nel racconto della Genesi, si dice chiaramente che Dio ha creò l’uomo, maschio e femmina, e “il loro nome fu Adamo“. Vale a dire, la gente era la Ad-ami, la gente di “Ad”, o Atlantide. “L’autore del Libro della Genesi”, dice M. Schoebel, “parlando di uomini che sono stati inghiottiti dal diluvio, li descrive sempre come ‘Haadam,’ ‘l’umanità Adamita.’” La gara di Caino visse e moltiplicata lontano dalla terra di Seth; In altre parole, lontano dalla terra distrutta dal diluvio. Giuseppe, che ci dà le tradizioni primitive degli ebrei, ci dice (cap. II., P. 42) che “Caino viaggiò in molti paesi” prima di arrivare al paese di Nod. La Bibbia non ci dice che la razza di Caino perì nel diluvio. “Caino si allontanò dalla presenza del Signore”; egli non ha chiamato il suo nome; le persone che sono state distrutte erano i “figli di Geova”.
– Dall’altra parte dell’oceano troviamo il popolo del Guatemala che sostiene di discendere da una dea chiamata Al – tit, o la nonna, che ha vissuto per quattrocento anni, e il primo uomo insegnò il culto del vero Dio, che in seguito fu dimenticato. Mentre il famoso calendario messicano realizzato in pietra mostra che il sole era comunemente chiamato Tonatiuh, ma quando veniva indicato come il dio del Diluvio lo si chiamava allora Atl-tona -ti-uh, o At-onatiuh.
– Troviamo così i figli di Ad, alla base di tutte le più antiche razze di uomini, vale a dire, gli ebrei, gli arabi, i caldei, gli indù, i persiani, gli egiziani, gli etiopi, i messicani e gli abitanti in generale dell’America centrale; tutte queste razze ci avrebbero lasciato le testimonianze delle loro origini, anche tutte queste razze fanno risalire il loro inizio di nuovo ad un Ad-Lantis vagamente ricordato.”
Il famoso sociologo e scrittore scozzese Grahm Hancock, è sempre andato alla ricerca di tracce archeologiche di una civiltà remota avanzata. Nel suo libro best seller “Impronte degli Dei”, pubblicato nel 1995, lo scrittore analizza diversi siti archeologici sparsi per il mondo, come le imponenti piramidi del Sole e della Luna situate nei pressi di Città del Messico, i templi andini di Tiahuanaco, le line di Nazca in Perù o la grande Sfinge d’Egitto. Egli ipotizza l’esistenza di una civiltà evoluta e dotata di un’intelligenza superiore fiorita in tempi antichissimi, le cui “impronte” vennero del tutto cancellate a causa di un evento catastrofico d’immani proporzioni. Nel suo libro Hancock cerca di dimostrare che questi siti archeologici, che gli storici tradizionali riconducono a qualche migliaio di anni fa, siano stati edificati in effetti in tempi molto più antichi, e potrebbero essere stati realizzati quindi da una cultura globale che fondò probabilmente le proprie colonie in varie parti del mondo intorno al 10.500 a.C.
Lo scetticismo da parte degli studiosi e ricercatori tradizionali non venne chiaramente a mancare, ancora oggi in molti non concordano con la teoria di Hancock, e le domande che a molti sorgono dopo aver letto il suo libro sono: “Come mai una civiltà estremamente intelligente ed evoluta, sarebbe scomparsa intorno al 10.500 a.C. per riapparire solo dopo circa 6.000 anni, (quando nacque la prima cultura, quella sumera)? Cosa fecero i superstiti per quei 6.000 anni di storia?
Ma la risposta a questa domanda la si troverebbe in diverse prove archeologiche.
Prima degli insediamenti e degli edifici realizzati dai sumeri, come ad esempio gli ziggurat, non si era a conoscenza di nessun altro sito archeologico complesso più antico, ma in Turchia, nel 1995 cominciarono gli scavi che portarono alla luce Gobekli Tepe, il più antico esempio di tempio in pietra, risalente addirittura al 9500 a.C., quello che fino ad ora si è scoperto in queste antichissime rovine, sono solo 4 recinti con 40 enormi pilastri in pietra a forma di T perfettamente intagliati e decorati dal peso di oltre 15 tonnellate ciascuno, ma ciò, è nulla in confronto a quello che ancora sarebbe sepolto in quella zona, infatti indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altre 250 pietre ancora sepolte insieme ad altri recinti nel terreno. Secondo gli archeologi, il sito venne deliberatamente abbandonato e seppellito intorno all’8000 a.C.. Le vere domande che quindi dovremmo porci sarebbero:
Quanti altri siti archeologici più antichi della prima civiltà conosciuta (i sumeri) potremmo trovare in giro per il mondo? Gobekli Tepe sarebbe davvero l’unico?
Oggi si conosce ancora poco del popolo che edificò Gobekli Tepe, ma questa, è sicuramente la prova che avanzata), e prima della nascita delle prime civiltà, avvenuta intorno al 4000 a.C., ci siano stati popoli molto avanzati dal punto di vista ingegneristico ed architettonico, in grado di lavorare con maestria la pietra ed edificare templi e monumenti complessi.
Un’altra domanda che mi pongo è: Alcune rovine sparse per il mondo, potrebbero essere più antiche di ciò che presuppongono gli archeologi, magari edificate proprio dopo il 10500 a.C. e prima del 4000 a.C.?
Forse, in giro per il mondo, potrebbe esserci un sito archeologico, ormai attribuito a qualche antico impero, che però, da quest’ultimo venne solo riscoperto e riutilizzato. Forse questo sito potrebbe essere stato fondato in tempi più remoti, magari contemporaneo a Gobekli Tepe, costruito proprio in quei 6000 anni di storia in cui gli scettici nei confronti di Hancock ritengono che si dovessero trovare almeno le tracce di una cultura sviluppata, in grado di costruire edifici e lavorare la pietra.
Chissà se i costruttori di Gobekli Tepe furono realmente i superstiti o i discendenti di una remota cultura evoluta, che potremmo identificare con la mitica “Atlantide”.
Chissà se gli atlantidei, esistettero realmente e fondarono davvero colonie in tutto il mondo antico …”.
(https://misteridelpassato.wordpress.com/2016/05/07/il-mito-di-atlantide/).
L’articolo termina con la seguente frase: “… Ad oggi, se dovessi immaginarmi i superstiti della leggendaria Atlantide, vedo un popolo evoluto, pieno di conoscenze ma senza più una casa, che dopo la distruzione del proprio luogo d’origine cominciò a girovagare e a diffondersi in tutto il mondo, divenendo un vero e proprio popolo nomade …”. “Un vero e proprio popolo nomade” e la frase “… Vengono ricordati dagli arabi come una razza grande e civile, vengono rappresentati come uomini di statura gigantesca, la loro forza era pari alle loro dimensioni, e spostavano facilmente enormi blocchi di pietra. Erano architetti e costruttori. Innalzarono molti monumenti al loro potere …”.