LA VERA STORIA DI RASPUTIN: E SE NON FOSSE STATO UN CATTIVO MA L’ESATTO OPPOSTO?

Credo che tutti conoscano Rasputin, il celebre consigliere degli Zar di Russia. Su di lui sono stati scritti libri, prodotti documentari e persino film. Ricordate il celebre cartone animato della Disney intitolato Antastasia? Bene, nel 99% dei casi Rasputin viene presentato come un personaggio negativo, il cattivo di turno, infatti nel cartone della Disney è il principale antagonista di Anastasia.

Ho sempre creduto in questa versione dei fatti e provato naturalmente disgusto per un personaggio così riprovevole, fino a che di recente non mi sono imbattuta in un ritratto di Rasputin che mi ha obbligata a mettere in dubbio ciò che mi era stato insegnato su di lui.


LA FAMIGLIA ROMANOV, GLI ZAR DI RUSSIA

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La Zarina Aleksandra

I Romanov furono la seconda dinastia imperiale russa, in carica dal 1896, deposti nel 1917 in occasione della rivoluzione di febbraio e fucilati nel 1918. Lo Zar Nicola II viene ricordato come l’ultimo zar di Russia. La famiglia reale era composta dallo Zar Nicola II, da sua moglie, la Zarina Aleksandra Fëdorovna Romanova (il suo nome di battesimo era Alice d’Assia e di Renania) e dai cinque figli della coppia: la Granduchessa Ol’ga Nikolaevna, la Granduchessa Tat’jana Nikolaevna, la Granduchessa Marija Nikolaevna, la Granduchessa Anastasija Nikolaevna, lo Zarevic Aleksej Nikolaevič. La zarina

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Lo Zar Nicola II

Aleksandra era la nipote della famosa Regina Victoria, in quanto figlia della Principessa Alice di Gran Bretagna, la terzogenita della regnante britannica. La nonna Victoria era portatrice sana di emofilia e fu la prima donna reale a trasmetterla ai figli e di conseguenza ai discendenti; l’ottavo figlio di Victoria, il Principe Leopoldo, nato il 7 aprile 1853, era malato di emofilia. Più tardi si scoprì che anche tre delle figlie di Victoria, cioè Vicky (Victoria), Alice e

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La Regina Victoria insieme alla nipote Aleksandra Romanov (Alice di Assia e di Renania) e alla pronipote, la Granduchessa Olga; 1896.

Beatrice erano portatrici sane di emofilia, malattia che colpiva unicamente i figli maschi. Si pensa che fosse causata dall’abitudine dei re e degli aristocratici in generale di sposarsi tra parenti. Aleksandra Fëdorovna, essendo figlia di Alice, era portatrice sana di questa malattia come la madre e la nonna, e la trasmise all’unico figlio maschio ed erede al trono, Aleksej Nikolaevič, nato il 12 agosto 1904. La famiglia Romanov era quindi afflitta dalla piaga di questa tremenda malattia che colpì il suo unico erede. L’emofilia è considerata una malattia genetica che crea un difetto nella coagulazione del sangue, aumentando esponenzialmente il rischio di emorragie interne ed esterne – il Principe Leopoldo morì per una emorragia cerebrale all’età di 31 anni. Rasputin entrò in scena l’anno successivo la nascita di Aleksej.

 

 

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I piccoli Romanov

GRIGORIJ EFIMOVIČ RASPUTIN E L’INCONTRO CON I ROMANOV

Grigorij Efimovič Rasputin, anche conosciuto come Grigory Yefimovich Rasputin, figlio

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Rasputin

di un vetturino postale e di una contadina, nacque il 21 gennaio 1869 a Pokrovskoe. Rasputin era un mistico provvisto di una personalità magnetica, ma il suo aspetto fisico era a dir poco peculiare…fu l’unico di nove figli, insieme ad una sorella, a raggiungere l’età adulta. Sembra che Rasputin da ragazzo fosse estremamente riservato, riflessivo e naturalmente portato per la spiritualità. Non ebbe la possibilità di andare a scuola, e si alternò tra il lavoro nei campi e quello da vetturino postale col padre, ma aveva una personalità talmente ipnotica che attraeva facilmente l’attenzione delle persone. Pare che la sua passione per il misticismo fosse legata al fatto che gli abitanti delle zone rurali in Russia praticavano da sempre una forma di misticismo. Quando aveva 8 anni cadde in un torrente insieme al iu-13fratello Mickhail, entrambi presero la polmonite ma solamente Rasputin sopravvisse; questo evento lo segnò nel profondo e lo portò ad isolarsi ulteriormente dal mondo.

Il 2 febbraio 1887 sposò una donna di tre anni più grande di lui, Praskov’ja Fëdorovna Dubrovina, dalla quale ebbe sette figli: Mickhail, i gemelli Georgij e Anna, Dmitrij, Matrëna, Varvara, e Praskov’ja.

All’improvviso, nel 1892 lasciò il suo villaggio di origine e la sua famiglia per rifugiarsi in un monastero presso Verchotur’e, dove imparò a leggere e a scrivere, e iniziò ad apprezzare la vita religiosa rinunciando inoltre a bere alcolici e a mangiare carne.

In seguito un’apparizione della Madonna di Kazan’ lo spinse a dedicarsi totalmente al misticismo e a condurre dei lunghi peregrinaggi, vivendo di elemosina e tornando a casa solamente in occasione dei periodi della semina o quando serviva il suo aiuto, stile di vita che gli valse il titolo di “Folle di Dio”.

Negli anni successivi Rasputin ebbe l’occasione di entrare in contatto con degli ecclesiastici importanti, i quali rimasero letteralmente affascinati dal mistico, e successivamente ricevette degli inviti da parte della Principessa Milica di Montenegro e di sua sorella Anastasia del Montenegro (figlie del re Nicola I e della regina Milena Vukotic del Montenegro). Queste due Principesse erano appassionate di occultismo e per questa ragione vennero denominate il “pericolo nero”. Introdussero a corte Rasputin e prima di lui un altro mistico di nome Philippe Nazier-Vachot. Più precisamente Milica presentò Rasputin allo zar Nicola II e alla zarina Aleksandra sua consorte il 1° gennaio 1905.

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Alexei Romanov.

Secondo Amanda Madru, ricercatrice indipendente appassionata del periodo storico imperiale russo, fu Rasputin stesso ad introdursi a corte: nel 1905 richiese e ottenne il permesso di fare visita agli zar. L’incontro avvenne a Peterhof, Rasputin si presentò ai Romanov portando loro in dono un’icona di legno dipinta a mano di San Simeon, un santo venerato in Siberia per il quale Rasputin provava grande devozione. Divenne subito un grande amico e un fidato confidente degli zar; la zarina Aleksandra in particolare credeva che il mistico le fosse stato mandato da Dio, e lo considerava il suo protettore, nonché colui che avrebbe salvato il figlio malato. Infatti la zarina sosteneva che in diverse occasioni Rasputin aveva salvato la vita di Alexei.

I parenti dei Romanov non vedevano di buon occhio Rasputin.


UNA VERSIONE DIVERSA DELLA STORIA DI RASPUTIN

Fino ad ora abbiamo raccontato la versione “ufficiale” dei fatti, ma è tempo di cambiare rotta e di presentare una teoria diversa e sicuramente poco popolare.

Secondo Andras M. Nagy, uno scrittore di libri spirituali di origine ungherese oggi cittadino americano naturalizzato, Rasputin era un uomo veramente santo, seppure il suo aspetto fisico fosse talmente peculiare da farlo passare facilmente per una persona malvagia. Era veramente magnetico, oltre che un grande mago e un sincero guaritore. Per Nagy Rasputin era stato inviato su questa Terra per portare Illuminazione al suo popolo, ma fallì nel suo intento.

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La piccola Anastasia Romanov, protagonista dell’omonimo film di animazione della Disney del 1997. 

L’élite di San Pietroburgo era affascinata da questo personaggio e tuttavia non lo accettava, infatti Rasputin non riuscì mai a conformarsi alle regole dell’alta società del posto. I parenti dei Romanov lo guardavano con sospetto e aveva un pessimo rapporto con la Chiesa Ortodossa Russa. Spesso il Santo Sinodo Russo attaccava Rasputin, accusandolo di crimini orrendi e profondamente immorali.

In occasione della Prima Guerra Mondiale Rasputin volle dimostrare la propria lealtà alla Russia offrendosi di andare al fronte per benedire le truppe prima che andassero in battaglia. Il Comandante Supremo dell’Esercito, il Gran Duca Nikolaj Nikolaevič Romanov (cugino dello zar Nicola II e marito di Milica di Montenegro), minacciò Rasputin dicendogli che se si fosse azzardato a presentarsi al fronte lo avrebbe impiccato.

Durante l’assenza dello zar Nicola II, impegnato in guerra, l’influenza di Rasputin sulla zarina crebbe enormemente. Divenne presto il suo confidente personale e la convinse a conferire incarichi governativi a persone selezionate da lui. Nagy spiega che questa mossa serviva a creare un governo e uno stato più illuminato, ma purtroppo Rasputin fallì miseramente, e adduce tale sconfitta alla dipendenza del mistico russo dall’alcool e dalla droga.

Ma l’aspetto più inquietante di questa storia furono gli attentati alla vita di Raputin.

Il primo avvenne il 29 giugno 1914 mentre Rasputin si recava presso Pokroskoye (Siberia) per fare visita a sua moglie e ai suoi figli. Venne attaccato da una certa Khionia Guseva, un’ex prostituta che era divenuta discepola del monaco Iliodor (Sergei Michailovich Trufanov), acerrimo nemico di Rasputin. La Guseva conficcò con violenza un coltello nell’addome del mistico, tanto da far uscire fuori le sue viscere, e, credendo erroneamente di averlo finito, si dice che urlò soddisfatta: “Ho ucciso l’anticristo!”. Tuttavia Rasputin si riprese; la figlia Matrëna raccontò nella sua autobiografia che da quel momento in poi suo padre non fu più lo stesso: si stancava facilmente e doveva assumere dell’oppio per calmare i dolori.

Il fatto che Rasputin fosse incredibilmente forte e che fu difficilissimo ucciderlo ancora oggi incuriosisce e inquieta la scienza ufficiale. Il mistico russo era un mistero per la medicina del tempo e lo è rimasto per quella contemporanea. 

Un secondo attentato alla sua vita fu tramato da un gruppo di nobili russi, capeggiati dal Principe Feliks Feliksovič Jusupov, dal Gran Duca Dmitri Pavlovich, e dal politico esponente della destra Vladimir Mitrofanovich Purishkevich. Nei mesi precedenti Jusupov aveva fatto in modo da avvicinare Rasputin per acquisire la sua fiducia, fingendo di avere bisogno del suo aiuto per domare i suoi impulsi omosessuali. La sera del 16 dicembre 1916 Rasputin fu convinto a recarsi presso il Palazzo Moika (anche conosciuto come Palazzo Jusupov), dove il gruppo di nobili lo condusse nello scantinato, qui gli offrirono dei dolci e del vino rosso che contenevano grandi quantità di cianuro (quanto basta per uccidere 5 persone). Secondo la leggenda Rasputin mangiò senza mostrare nessun segno di avvelenamento da cianuro, così il Principe Jusupov, determinato a portare a termine l’assassinio, temendo che il mistico sarebbe

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Milica e Anastasia del Montenegro soprannominate “il pericolo nero”.

sopravvissuto fino al mattino seguente, e che in quel caso sarebbe stato rinvenuto il cadavere nel suo castello e di conseguenza lui e il suo gruppo sarebbero stati immediatamente accusati di omicidio, decise insieme agli altri di sparargli alle spalle. Rasputin cadde a terra privo di sensi. Il gruppo di nobili decise di allontanarsi per un po’ di tempo dal castello, ma Jusupov si accorse di aver dimenticato il suo cappotto e così, dovendo tornare al suo palazzo, decise di dare un’occhiata al cadavere. All’improvviso Rasputin aprì gli occhi e si avventò contro il Principe sussurrandogli all’orecchio: “Tu, ragazzo cattivo!” e tentando di strangolarlo. Però in quell’esatto momento arrivarono gli altri cospiratori, che si misero a sparare contro il mistico. Dopo essere stato colpito alla schiena per tre volte Rasputin cadde a terra privo di sensi. Però come si avvicinarono al corpo i cospiratori videro che non era morto e che anzi stava cercando disperatamente di rimettersi in piedi. Lo colpirono ripetutamente con un bastone, quindi gli legarono mani e braccia e infine lo avvolsero in un tappeto. Infine lo gettarono nel fiume Neva. Rasputin riuscì a liberarsi ma alla fine affogò. Tre giorni dopo venne rinvenuto il cadavere e ancora oggi è un mistero come sopravvisse alle grandi dosi di cianuro che gli furono somministrate e in seguito a tutti i colpi che gli vennero inferti. La data ufficiale della morte è il 17 dicembre 1916. 

Secondo Nagy Rasputin è stata la testimonianza vivente di quanto sia potente la mente umana: servendosi del magnetismo umano riuscì a rendersi praticamente invincibile. Il mistico russo è stato una delle tante vittime di chi ha accentrato il potere del mondo intero nelle proprie mani, e la prova sta nel fatto che venne accusato da tutti e fu massacrato senza pietà. Di solito chi serve gli interessi delle “forze oscure” viene elogiato, protetto e premiato per il suo operato non importa quanto sia meschino e crudele.

Nel 2014 la televisione russa ha prodotto una miniserie di 7 ore suddivisa in 8 episodi su

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Rasputin nel 1904.

Rasputin, intitolata Grigorij R.diretta da Anrej Maljukov. Secondo questa versione Rasputin era un prete Cristiano sposato con tre figli, un uomo veramente pio. Aveva la dote di guarire le persone.

Sorprendentemente di recente è stata avanzata l’ipotesi, oggi provata da documenti ufficiali, che Rasputin venne ucciso da alcune spie britanniche grazie all’aiuto di ricchi, decadenti e apostati nobili russi, come conferma l’autobiografia scritta dal Principe Nikolay Zhevakhov negli anni ’20. Si tratta di personaggi accusati dai Cristiani Ortodossi russi di praticare le scienze occulte e di appartenere alla Massoneria, e addirittura secondo questi il Principe Jusupov sarebbe stato un politicante fascista. È anche vero che Jusupov voltò le spalle allo zar Nicola II e che era un debosciato. Queste persone consegnarono la Russia nelle mani dei Bolscevichi, condannando il popolo a patire tormenti infernali per ben 75 anni.

Sappiamo che Rasputin era chiamato “starets,” termine russo utilizzato per riferirsi a mistici cristiani ortodossi dotati di particolare carisma e che hanno molti fedeli. Quindi era amato da tante persone e veniva visto come un uomo pio e immensamente saggio.

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La famiglia Romanov. Ricordiamo che tutti i membri della famiglia, inclusi i bambini, vennero brutalmente uccisi a fucilate nel 1918. 

LE TESTIMONIANZE LASCIATECI DA CHI HA CONOSCIUTO GRIGORIJ RASPUTIN DI PERSONA

Non è solamente l’autobiografia del Principe Zhevakhov a presentare Rasputin sotto una luce diversa, ma oggi sono venute a galla testimonianze di personaggi importanti che hanno conosciuto di persona il mistico russo. 

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La Gran Duchessa Olga Nikolaevna (primogenita dei Romanov) tiene in braccio la sorellina, la neonata Granduchessa Anastasia.

Il Vescovo Isidor Kovolov, grande amico di Rasputin, lo descrisse come un uomo illuminato. Aveva piena fiducia in lui, tanto che celebrò i funerali dell’amico, che si tennero il 21 dicembre 1916 presso la chiesa Chesme, e ai quali partecipò la famiglia reale al completo. Kovolov venne aspramente criticato per aver celebrato il funerale. 

Pavel Kurlov, generale dell’esercito e politico russo, affermò che Rasputin era un profondo conoscitore della Bibbia e una delle poche persone veramente capaci di mettere in pratica l’idea cristiana di perdono. Rasputin era conosciuto da tutti come un uomo compassionevole, tanto che era riverito come un grande saggio. 

Nella sua autobiografia il Capo della Polizia russa, A. T. Vasiliev, scrisse che i risultati delle indagini condotte in più occasioni su Rasputin rivelarono che non aveva mai commesso atti criminali né aveva mai tenuto una corrispondenza segreta con la zarina. Addirittura non c’è nessuna prova che riceveva dei compensi in denaro da parte della famiglia reale. 

Oltre a queste testimonianze ci sono quelle dei membri della famiglia dei zar e delle persone a loro vicine: l’Arciprete Alexander Vasiliev, Anna Vyrubova, il già citato Principe N. D. Zhevakhov, Julia Dehn, San Macarius di Altai, Benjamin di Petrogrado Metropolita di Petrogrado e di Gdov, tutti amavano Rasputin.

Negli anni ’20 venne pubblicato il diario della bambinaia dei Romanov, Anna Vyrubova, che descriveva la relazione segreta della zarina e del mistico russo: si diceva che partecipassero a delle vere orgie, coinvolgendo anche la Vyrubova. Tuttavia si scoprì che il diario era un falso, opera di due talentuosi nemici dello zar, Alexei Nikolayevich Tolstoy e Pavel Yeliseyevich Shchegolev

Il Vescovo Theophan Bystrov, che secondi alcuni rese possibile l’incontro tra Rasputin e la famiglia reale, quando il mistico iniziò ad essere accusato di vari crimini si pentì di averlo introdotto a corte, ma in seguito ammise che tali accuse erano totalmente infondate.

A partire dal 1991, con la caduta del regime bolscevico in Russia, è stato possibile

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Le Granduchesse Tatiana e Olga Romanov 

condurre nuovi studi sulla persona di Rasputin. Pare che dal 1910 i nemici dello Zar, gelosi del suo potere e intenzionati a rovinare per sempre la reputazione dei Romanov e specificatamente quella dell’erede al trono Alexei e del suo guaritore, inventarono una serie di miti e falsità sul mistico russo. Trassero ispirazione dai loro stessi vizi e dai crimini da loro commessi. Queste voci vennero fatte circolare per tutti i saloni nobiliari di San Pietroburgo, dove aristocratici debosciati e superficiali le scambiarono per verità. Tra coloro i quali diffusero queste diffamazioni sul mistico russo figurano il Granduca Nikolai Nikolaevich, i Massoni Maklakov, Dzhunkovsky, il giornalista da strapazzo Amfiteatrov, l’ex prete Sergey (Iliodor) Trufanov, il politicante senza scrupoli Guchkov, gli atei Milyukov e Gorky, il bugiardo Rodzianko, il pervertito occultista Jusupov e il poco brillante Purishkevich. Questi sono considerati dai russi di religione Cristiana Ortodossa come dei traditori della patria. Tali personalità assetate di potere si sarebbero servite di Rasputin nel disperato tentativo di far cadere gli zar e accentrare il potere nelle loro mani.


L’EPILOGO

Gli Zar erano amati dal loro popolo, letteralmente ammaliato dalla bellezza dei cinque figli dello Zar. La famiglia reale era riverita come se fosse divina. Ma le scelte sbagliate dello Zar Nicola II durante la 1° Guerra Mondiale (1914 – 1918) obbligarono l’esercito russo a ritirarsi dai combattimenti nel 1917 a causa della mancanza di approvvigionamento, delle ripetute sconfitte, e della decisione di molti di abbandonare il

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Rasputin insieme alla zarina Aleksandra, ai piccoli Romanov e alla bambinaia Maria Ivanova Vishnyakova, la quale venne coinvolta nelle false accuse mosse al mistico russo di depravazione e abusi sessuali. 

fronte col fine di dare vita a una rivoluzione. Lo scontento partì prima dai militari e si diffuse rapidamente in tutta la popolazione: stremati dalla guerra e dalla fame i russi iniziarono a provare prima risentimento e poi grande odio nei confronti dei reali, i quali continuavano a vivere nell’opulenza mentre fuori dalle mura del loro palazzo morivano tantissime persone – tra cui bambini – di stenti. Ciò portò alla Rivoluzione di febbraio, scoppiata nel 1917, e sembrava che la Russia fosse intenzionata a realizzare uno stato democratico, ma la storia insegna che non fu così. Lo Zar iniziò a temere per l’incolumità della sua famiglia e chiese aiuto al cugino Giorgio V (figlio del re Edoardo VII, questi a sua volta primogenito della regina Victoria), che si offrì di ospitare la famiglia reale in Gran Bretagna. Tuttavia il regnante britannico dovette ritirare la sua proposta poco dopo a causa della nazionalità della Zarina: Aleksandra era tedesca e durante la 1° Guerra Mondiale i britannici odiavano questo popolo. Quindi lo Zar si trovò senza aiuti mentre l’Europa era impegnata nella grande guerra. Sembra che Giorgio V, preoccupato per i cugini russi, tentò di salvarli da morte certa inviando delle spie in Russia, ma non riuscì nel suo intento. Infatti poco dopo la famiglia reale fu costretta a lasciare San San Pietroburgo e fu scortata dalla milizia bolscevica fino a Ekaterinburg, dove i Romanov divennero dei sorvegliati speciali, e da un momento all’altro avrebbero potuto essere giustiziati. E così avvenne: nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 tutti i membri della famiglia reale vennero fucilati qui. Si tentò di bruciare i corpi in una foresta ma il tentativo fallì e i militari dovettero seppellire i cadaveri anziché incenerirli. 

Nel 1991 vennero ritrovati i resti dello Zar, della Zarina e di tre dei cinque figli, ovvero Olga, Tatiana e Maria o Anastasia, mentre due mancavano all’appello: si iniziò a pensare che Anastasia o Maria e Alexei fossero riusciti a scappare o fossero stati salvati, e queste speculazioni diedero vita al celebre film animato della Disney, Anastasia, del 1997. Tuttavia nel 2007 furono rinvenuti, a circa 60 metri di distanza dal luogo in cui vennero sepolti cinque dei sette Romanov, i resti di quelli che potevano essere stati due cadaveri, e i ricercatori riuscirono a trovare dei residui di DNA; testando i risultati scoprirono che si trattava dei due bambini mancanti. Il team di ricerca racconta quanto sia stato commovente il momento esatto in cui ottenne i risultati: fino ad allora tutti avevano nutrito la speranza che due bambini Romanov fossero sfuggiti a quel tragico destino. 

C’è da dire che la rivoluzione russa scoppiò perché il popolo era ridotto alla fame e non deve sorprendere che si scatenò contro i reali, simbolo di ricchezza e opulenza. È anche vero la fine riservata agli zar (specialmente se si pensa ai bambini) fu veramente atroce e decisamente disumana. 


CONCLUSIONI

La verità, come sempre, potrebbe trovarsi a metà strada…se lasciamo da parte le opinioni degli intellettuali “mainstream” che non ammettono idee contrarie alle loro e demonizzano o ridicolizzano chi osa parlare della verità in modo diverso da loro, e ci apriamo a quelle dei fedeli cristiani ortodossi, senza però abbracciarle cecamente, riusciamo a vedere in modo nuovo questo personaggio. Per esempio lo possiamo vedere come qualcuno che è venuto su questa Terra in tempi difficili per aiutare la sua nazione a risvegliarsi, a diventare “illuminata,” e che è stato profondamente odiato da chi voleva tenere il potere accentrato nelle proprie mani. Oppure possiamo continuare a credere che fosse un cattivo. La scelta spetta a noi! In certi casi per chi segue un cammino di risveglio è bene ascoltare ciò che hanno da dire esponenti di mondi più tradizionalisti, senza però farsi trascinare da nessuno. Se riusciamo a guardare tutto da una prospettiva più ampia allora forse capiremo meglio chi siamo, da dove veniamo e dove siamo diretti. Il “potere” utilizza sempre la stessa tattica: divide, scatena guerre tra le popolazioni, isola individui che reputa pericolosi, li presenta come dei cattivi e poi fa in modo che muoiano il prima possibile.


BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA


Un pensiero riguardo “LA VERA STORIA DI RASPUTIN: E SE NON FOSSE STATO UN CATTIVO MA L’ESATTO OPPOSTO?

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