
In questo articolo chiarisco perché l’unico modo per ottenere risultati duraturi e riprogrammare la mente è quello di monitorare i pensieri nel corso della giornata e di cambiarli tramite l’uso di affermazioni, facendo uno sforzo consapevole. Ascoltare affermazioni è utile durante il giorno e comunque dobbiamo sempre ricordarci che le affermazioni standardizzate non vanno bene per tutti!
Gli scienziati affermano che passiamo un terzo del nostro tempo a dormire, per cui se non riposiamo bene danneggiamo le reti neurali responsabili dell’apprendimento e della formazione di nuove memorie, di conseguenza diventa più difficile rimanere concentrati e rispondere in modo appropriato agli stimoli del mondo esterno. Il sonno è quindi indispensabile per permetterci di preservare numerose funzioni cerebrali, incluso il modo in cui i neuroni comunicano fra di loro, infatti il corpo e il cervello rimangono attivi durante il sonno. Le ricerche più recenti suggeriscono che il sonno serva anche a garantire che le tossine presenti nel cervello – le quali si accumulano nel corso della giornata – vengano rimosse.
Tuttavia la motivazione biologica che si nasconde dietro il sonno rimane un mistero.
Sappiamo che il sonno ha un impatto su ogni tipo di tessuto e sistema del corpo umano: sul cervello, sul cuore, sui polmoni, sul metabolismo, sull’umore, sullo stato di salute, eccetera. Quindi dormire poco o male porta allo sviluppo di disturbi fisici e / o psicologici, come pressione alta, diabete, obesità, depressione, eccetera.
Il sonno viene suddiviso dagli studiosi in due fasi principali:
- REM (rapid eye movement).
- Non-REM, la quale presenta a sua volta 3 fasi distinte.
Ciascuna di queste due fasi è collegata a specifiche onde cerebrali (Delta, Theta, Alpha, Beta e Gamma) e attività neurali. Attraversiamo tutte le fasi di sonno non-REM e REM diverse volte nell’arco di una notte, e verso la mattina sperimentiamo periodi più lunghi e più profondi di REM.
- FASE UNO: non-REM. Passaggio dalla veglia al sonno, si tratta di una fase breve di sonno leggero che dura diversi minuti. Il battito cardiaco, la respirazione e i movimenti oculari rallentano; i muscoli si rilassano, pur verificandosi leggeri spasmi. Anche le onde cerebrali cominciano a rallentare.
- FASE DUE: non-REM. Fase di sonno leggero che precede quello profondo. Il battito cardiaco e la respirazione rallentano, i muscoli si rilassano ancora di più. La temperatura corporea diminuisce e i movimenti oculari si fermano. L’attività delle onde cerebrali rallenta, anche se si verificano brevi scariche di attività elettrica. Passiamo più tempo in questa seconda fase che in tutte le altre.
- FASE TRE: non-REM. Periodo di sonno profondo che ci permette di sentirci rigenerati al risveglio. Si verifica durante la prima metà della notte. Il battito cardiaco e la respirazione raggiungono il picco di minima attività, i muscoli sono rilassati e potrebbe essere molto difficile svegliare il soggetto che si trova in questa fase. Le onde cerebrali rallentano ulteriormente.
- FASE REM: si verifica all’incirca 90 minuti dopo essersi addormentati. Gli occhi si muovono rapidamente da una parte all’altra dietro le palpebre chiuse. Le onde cerebrali si velocizzano raggiungendo quasi il ritmo che hanno durante la veglia. La respirazione diventa più rapida e irregolare, il battito cardiaco e la pressione sanguigna aumentano fino a raggiungere quasi il livello che hanno durante la veglia. La maggior parte dei sogni avviene durante questa fase di REM, anche se può capitare di sognare pure nella fase non-REM. I muscoli delle braccia e delle gambe si paralizzano temporaneamente, il che ci impedisce di mimare i sogni che facciamo.
È VERAMENTE POSSIBILE APPRENDERE SENZA SFORZO DURANTE IL SONNO?
Gli studi condotti nel 2014 da Thomas Andrillon, un neuroscienziato dell’École Normale Supérieure de Paris, hanno dimostrato che quando ci addormentiamo, il cervello continua a sentire e ad elaborare i rumori provenienti dall’ambiente esterno, ma quando entriamo nella fase in cui sogniamo, il cervello perde ogni interesse per ciò che accade nel mondo esterno.
Nel mese di giugno del 2016 è stato pubblicato un nuovo studio sul Journal of Neuroscience, che spiega come mentre fanno brevi sonnellini, le persone siano in grado di apprendere ed elaborare ciò che sentono, tuttavia quando si passa alla fase più profonda del sonno cambia tutto, e si può persino dimenticare tutto ciò che si è appena appreso. Per molto tempo gli scienziati hanno creduto che durante le fasi di sonno più profondo il cervello si disconnette dal mondo esterno e che si perde momentaneamente la coscienza. Secondo loro questo processo permetterebbe al cervello di rivedere tutte le nuove memorie interiorizzare nel corso della giornata, in modo da preservarle senza interferenze da parte del mondo esterno. Tale processo viene chiamato “consolidazione della memoria”, e numerosi studi hanno dimostrato che il sonno è di cruciale importanza al fine di portarlo a conclusione.
Però si è scoperto che nella fase di sonno profondo le persone non sono più in grado di elaborare le parole che invece sentono nella fase di sonno leggero. Nel sonno profondo l’attività cerebrale osservata durante la fase di sonno leggero sparisce del tutto, infatti è una fase caratterizzata da attività encefalografica sincrona, nel corso della quale centinaia di migliaia di neuroni si “ammutoliscono” allo stesso momento. Andrillon spiega che quando tale rete di neuroni si “zittisce”, ciò impedisce al soggetto di elaborare le informazioni provenienti dal mondo esterno.
Passando dal sonno profondo alla fase in cui si sogna (REM), il soggetto continua a non udire i rumori del mondo esterno. L’attività cerebrale durante la fase REM è molto simile a quella che si ha durante la veglia – probabilmente in questa fase le persone sono coscienti SOLO di ciò che avviene dentro di loro, e quindi bloccano tutto ciò che proviene dal mondo esterno. Tale fatto dimostra che il cervello elabora o ignora le informazioni che provengono dal mondo esterno in base alla fase di sonno in cui ci troviamo.
Andrillon afferma che durante la fase di sonno leggero il cervello apprende in modo parziale e implicito. Infatti quando si svegliano dal sonno leggero, le persone non ricordano ciò che hanno appena udito, tuttavia quando odono quelle stesse parole durante la veglia, le loro onde cerebrali mutano, e ciò suggerisce che il cervello ha conservato parte di quelle memorie. Non sappiamo però quanto sia realmente efficace questa forma di apprendimento.
Ricerche ancora più recenti, pubblicate nel mese di gennaio 2022 sul Journal of Neuroscience, suggeriscono che il cervello umano monitori costantemente l’ambiente esterno durante la fase di sonno profondo, e che per tale ragione sia in grado di elaborare i suoni, al fine di stabilire se è il caso di svegliarsi o meno. Gli scienziati hanno quindi ipotizzato che sia possibile apprendere durante il sonno.
Manuel Schabus, un neuroscienziato dell’Università di Salzburg in Austria e i suoi colleghi, volevano capire quale tipo di elaborazione è in grado di effettuare il cervello durante il sonno. Così il team di ricercatori ha fatto partire una registrazione nella quale si udivano voci familiari e non, che pronunciavano nomi diversi, fra i quali anche quelli dei volontari, mentre questi ultimi dormivano. Scoprirono che sia che il nome fosse quello del volontario o meno, tale fatto non produceva alcun effetto sul cervello, tuttavia ciò che faceva la differenza era la familiarità della voce che pronunciava il nome.

I ricercatori monitorarono l’attività cerebrale utilizzando un encefalogramma, e notarono che un particolare modello di attività, conosciuto come “complesso K”, variava a seconda della familiarità della voce che pronunciava i nomi. I “complessi K” sono picchi dell’attività cerebrale durante il sonno in risposta ad uno stimolo esterno, come per esempio un rumore, una luce o un tocco, suddivisi in due parti. La prima parre del picco o complesso K sopprime l’attività neurale in modo da mantenerti addormentato, mentre la seconda parte processa le informazioni ricevute per stabilire se si tratta di qualcosa di abbastanza importante da richiedere il tuo risveglio.
Quando i soggetti addormentati udivano voci non familiari, i loro cervelli registravano “complessi K” più frequenti e più grandi rispetto a quando la voce udita era familiare. Le voci non familiari producevano anche micro-stimolazioni, uno schema di attività che si ritiene indichi che il cervello sta elaborando informazioni durante il sonno. Schabus spiega che ciò significa che il cervello sta elaborando i suoni uditi per determinare se una voce è familiare o meno. Tale capacità è sicuramente un meccanismo di difesa sviluppatosi per garantire l’evoluzione della nostra specie: così le voci familiari non vengono notate, per assicurarsi che il soggetto possa dormire serenamente, mentre al contrario le voci non familiari vengono ascoltate, poiché potrebbero costituire una minaccia, e quindi potrebbe essere necessario che il soggetto si svegli.
Schabus spiega che se le voci non familiari contenute nella registrazione avessero pronunciato più di una parola, molto probabilmente i volontari si sarebbero svegliati.

Thomas Andrillon ha detto che questo nuovo studio aggiunge un altro tassello alla recente scoperta dei neuroscienziati, secondo i quali il cervello del soggetto dormiente non è del tutto disconnesso dall’ambiente esterno, persino mentre sta dormendo profondamente. Il lavoro condotto da Schabus riguardo il ruolo dei “complessi K”, in questo e in studi precedenti, aiuta a svelare il mistero di come il cervello permette ad alcune informazioni di raggiungere ed essere elaborate dall’inconscio. Lo studioso ha detto che si tratta di un meccanismo molto intelligente che ci permette di discernere fra ciò che è importante e ciò che non lo è, e quando lo è, attiverà tutta una serie di processi che facilitano l’elaborazione delle informazioni senza il bisogno di svegliarti e interrompere il tuo sonno.
Si suppone che i “complessi K” potrebbero essere i meccanismi chiave che determinano il modo in cui dormiamo, aiutando così il cervello a decidere se dobbiamo continuare a dormire o se ci dobbiamo svegliare. Oltre a possedere tale meccanismo di difesa, i soggetti studiati hanno dimostrato di essere in grado di apprendere nel corso della notte. Le risposte dei “complessi K” sembrano essere meno frequenti nella seconda metà della notte – il che è stato spiegato dai ricercatori con l’idea che le voci non familiari sono diventate familiari per mezzo della ripetizione della registrazione. Schabus ha quindi ipotizzato che, in determinate situazioni, sia possibile apprendere nuove informazioni durante il sonno.

Ma ha poi precisato che, fintanto che l’informazione presentata è relativamente semplice, non viene ripetuta a volume troppo alto né troppo a lungo, dovresti essere in grado di apprendere senza esserne cosciente. Comunque per ora ciò è possibile solamente all’interno di un laboratorio in cui i tecnici monitorano costantemente lo stato del sonno del soggetto, e quindi spengono lo stimolo (la registrazione) se vedono che inizia a svegliarsi. Per cui se ci dovessi provare a casa da solo, ti sveglieresti continuamente, facendoti più male che bene.
Schabus ha detto che tale ricerca mostra anche quanto sia importante dormire bene la notte.
SITOGRAFIA:
- National Institute of Neurological Disorders and Stroke, Brain Basics: Understanding Sleep, Date last modified: Tue, 2019-08-13 22:02, ninds.nih.gov: https://www.ninds.nih.gov/Disorders/Patient-Caregiver-Education/Understanding-Sleep.
- Bahar Gholipur, This Is How Your Brain ‘Hears’ Things When You’re Asleep, Jun. 15, 2016, 03:26 PM EDT, huffpost.com: https://www.huffpost.com/entry/how-your-brain-hears-things-asleep_n_57615cd0e4b05e4be86045fd.
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Neural Markers of Responsiveness to the Environment in Human Sleep,
- Brian Owens, Contributor, Your Brain Pays Attention to Unfamiliar Voices, Even While You Sleep – The findings could suggest it’s possible to learn simple information while snoozing, Tuesday, January 18, 2022 – 15:02, insidescience.org: https://www.insidescience.org/news/your-brain-pays-attention-unfamiliar-voices-even-while-you-sleep.
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The Brain Selectively Tunes to Unfamiliar Voices during Sleep,