IL DOTTOR STEFAN LANKA SVELA LA PERICOLOSA FRODE DELL’IMMUNITÀ E DEGLI ANTICORPI

Questo articolo è la mia traduzione parziale e rielaborazione dell’interessantissimo documento in Pdf che trovate in fondo al post, a sua volta una traduzione dal tedesco all’inglese fatta da Northern Tracey e John Blaid.

Dall’articolo tedesco: https://telegra.ph/Die-Fehldeutung-der-Antikörper-07-12


I sostenitori della vaccinazione stanno ora giocando la carta degli “ANTICORPI,” infatti affermano ormai da decenni che gli anticorpi siano la prova indiretta dell’esistenza di un agente patogeno e che essi offrano protezione contro l’agente patogeno X. Ma tale idea è totalmente errata!

Stefan Lanka ha dimostrato che non è mai stato isolato nessun virus.

Nel presente articolo dimostreremo, grazie al preziosissimo lavoro del Dottor Stefan Lanka, come gli anticorpi non siano assolutamente la prova che il corpo si stia difendendo da un agente patogeno, inoltre smentiremo l’idea che gli anticorpi funzionino secondo il modello chiave-serratura.[1]


Nota:

[1] Il modello chave-serratura (key-lock theory) è stato proposto nel 1894 da Hermann Emil Fischer. Secondo questa visione l’enzima e il substrato possiedono una forma perfettamente complementare che ne permette un incastro perfetto. Tale modello è spesso definito “chiave serratura”. (Wikipedia Italia, Enzima).


CHE COS’È IN REALTÀ IL “TITOLO ANTICORPALE”?

Il famoso “titolo anticorpale” in verità non è altro che la REAZIONE DEL CORPO AD UN AVVELENAMENTO, provocato dagli ADIUVANTI[2] PRESENTI NEI VACCINI. QUANDO IL CORPO VIENE AVVELENATO si aprono dei FORI nelle CELLULE, e col tempo queste ultime vengono distrutte. Quando le cellule muoiono il CORPO reagisce PRODUCENDO LE GLOBULINE, sostanze sigillanti, che non sono altro che piccole proteine che si ingrandiscono immediatamente non appena si trovano in un ambiente acido, e in seguito diventano piatte e si reticolano[3] con i loro gruppi a base di acido solfidrico (nei quali viene conservata l’energia delle globuline), con altre proteine e altri organismi. L’AZIONE DELLE GLOBULINE provoca COAGULI DI SANGUE, i quali servono a far sì che le ferite possano essere cicatrizzate oltre che a chiudere i fori che i veleni hanno creato nelle cellule. Tale meccanismo SI INNESCA OGNIQUALVOLTA INIETTIAMO TOSSINE NELL’ORGANISMO. Persino quando prendiamo una botta – ad esempio su un muscolo, evento che provoca la comparsa di un livido, oppure in corrispondenza dei reni o del fegato, punti ancora più delicati – si genera un IMMEDIATO AUMENTO DEL TITOLO ANTICORPALE: il corpo reagisce a tali traumi tentando di sigillare, riparare le cellule danneggiate, ma anche quelle che stanno crescendo e che sono in pericolo a causa della presenza di veleni nell’organismo.

Possiamo paragonare la risposta immunitaria ad una casa che, se non ha finestre e se esse non vengono chiuse, rischia di allagarsi.

Gli scienziati denominano queste GLOBULINE “ANTICORPI” e affermano che esistono persino anticorpi “specifici” – idea totalmente priva di fondamento. Infatti l’AZIONE SIGILLANTE DI QUESTE PROTEINE NON È SPECIFICA: ESSE SI LEGANO AD OGNI SORTA DI COSE! In laboratorio è perfettamente possibile alterarle modificando il livello di acido e aggiungendo detergenti che alterano la loro concentrazione minerale; si ottiene così la formazione o la mancata formazione di un legame…dipende da quali risultati si vogliono ottenere!

Il SANGUE DI UNA DONNA INCINTA È PIENO DI GLOBULINE, le quali intervengono per sigillare la placenta, che cresce continuamente per adattarsi al feto. Il sangue di una donna incinta deve quindi ESSERE DILUITO 40 VOLTE PER EVITARE CHE SI OTTENGANO RISULTATI FORTEMENTE POSITIVI A TEST COME QUELLO HIV.


Note:

[2] Si ritiene che quando gli adiuvanti vengono somministrati insieme ad un antigene (una molecola in grado di essere riconosciuta dal sistema immunitario come estranea o potenzialmente pericolosa. Dopo essere stata introdotta nell’organismo essa porta alla produzione di anticorpi che servono ad annientarla) essi contribuiscano ad aumentare la “risposta immunitaria” rispetto all’antigene. Per questo gli adiuvanti (i più comuni sono i gel e i sali di alluminio) vengono aggiunti ai vaccini per stimolare la risposta degli anticorpi e delle cellule, sostenendo in tal modo le molecole dei vaccini, le quali da sole non sarebbero sufficienti ad innescare tale risposta.


[3] Collegano.


L’APPROVAZIONE DEI VACCINI È CIRCOSCRITTA ALLA COSIDDETTA “SIEROCONVERSIONE”

In Europa i vaccini vengono approvati dall’EMA,[4] istituzione con sede a Londra. Come “prova di efficacia si richiede solo la SIEROCONVERSIONE, la quale mostra la formazione di anticorpi misurabili nel sangue dei soggetti vaccinati: tale conta viene considerata la prova che il vaccino sia “efficace”, nel senso che sta proteggendo l’individuo da una determinata malattia. TUTTE LE ATTUALI FORME DI VACCINAZIONE SONO SVILUPPATE PRINCIPALMENTE PER PRODURRE ANTICORPI.

Ma nel 2017 il Professor Heininger ha affermato: “Per nessuna delle vaccinazioni raccomandate vengono condotti controlli periodici che ne verifichino l’efficacia”.

Sempre Heininger, nel 2016, affermava, a proposito della vaccinazione contro il morbillo: “Un test di laboratorio positivo non è prova di protezione”.

Dunque, se tutto questo è vero, la vaccinazione non avrebbe mai dovuto essere certificata come efficace né essere approvata!

I MEDICI SANNO ORMAI DA DECENNI CHE GLI ANTICORPI IN CIRCOLO NEL CORPO NON SONO AFFATTO SINONIMO DI “PROTEZIONE” CONTRO UNA DETERMINATA MALATTIA.

Nell’aprile del 2011 il Telegram of medicines (arznei-telegramm) fece la seguente affermazione: L’aumento del titolo anticorpale indotto dai vaccini non è un indice affidabile per verificarne l’efficacia. Da tali analisi non siamo in grado di dedurre quali benefici e quali rischi derivino effettivamente dalla vaccinazione”.

RKI (Robert Koch Institut): “Per alcune malattie che si ritiene possano essere prevenute per mezzo della vaccinazione (come ad esempio la pertosse) non esiste alcuna correlazione sierologica attendibile che possa essere utilizzata come marker clinico surrogato per un’immunità esistente. Inoltre la concentrazione degli anticorpi non permette di giungere ad una conclusione certa riguardo un’ipotetica immunità cellulare”.

Heininger, membro di lunga data della STIKO (Standing Committee on Vaccination) spiega: “Potrebbe non essere né necessario né utile determinare l’efficacia [N.d.T.: della vaccinazione] tramite campioni di sangue e la determinazione di anticorpi dopo aver effettuato una vaccinazione. Da un lato la determinazione di anticorpi non costituisce una prova certa dell’assenza o della presenza di protezione data da vaccino, e dall’altro lato si tratta di analisi troppo costose per essere condotte su larga scala”.[5]

Capita poi che i vaccinati si ammalino lo stesso, come mostra il caso di un ragazzino di 14 anni, il quale era stato vaccinato in infanzia contro il tetano e appena sei mesi prima di ammalarsi aveva ricevuto un richiamo. Le sue analisi sierologiche erano perfette, nel senso che il numero di anticorpi era così elevato che avrebbe dovuto essere completamente protetto dal tetano. Però nella realtà le cose non stavano così…

Questo esempio mostra come l’idea che gli anticorpi siano una “panacea protettiva” sia totalmente errata.

Per tutelarsi la RKI ha coniato il termine “ANTICORPI NON PROTETTIVI”.

Prof. Heininger – STIKO (2017):

“Iniziamo col dire la cosa più importante: non è mai stato programmato né suggerito alcun esame di controllo per nessuna delle vaccinazioni raccomandate”.

Sempre Heininger – STIKO (2016):

“[…] i test sierologici per la determinazione degli anticorpi IgG non danno solo falsi negativi, ma sfortunatamente anche falsi positivi. Questo fatto dovrebbe essere spiegato ai genitori, in modo che capiscano che un test positivo non certifica la protezione da una determinata malattia e che quindi sarebbe meglio somministrare ai figli una seconda dose di vaccino MPR.[6]

Ciò conferma che un TEST SIEROLOGICO POSITIVO[7] È DEL TUTTO INSIGNIFICANTE. Per cui le domande da porsi sono le seguenti:

Come facciamo a sapere che gli anticorpi in circolo nel corpo offrano protezione contro determinate malattie, quando le stesse autorità affermano che un aumento di titoli anticorpali non sia in grado di provare l’immunità?

Quando un soggetto ha concentrazioni elevate di anticorpi si ammala lo stesso?

Se nessuno è in grado di stabilire con esattezza a quale livello di titoli anticorpali abbiamo una reale protezione, allora come mai l’approvazione dei vaccini si basa proprio su tale misurazione?

Tutto questo è a dir poco sospetto…


Riassumiamo i PUNTI FONDAMENTALI DELLA QUESTIONE:

  • Non possiamo essere sicuri che l’immunità sia data da una determinata concentrazione di anticorpi che intervengono in risposta all’inoculazione di un vaccino.
  • Gli anticorpi che vengono rilevati dagli esami di routine non sono automaticamente quelli che garantiscono l’immunità da una determinata malattia, infatti a volte indicano solamente che sono stati prodotti degli “anticorpi protettivi”. Gli anticorpi misurati sono considerati i cosiddetti parametri di immunità surrogati”. Questa ipotesi complessa si basa da una parte sull’idea che la risposta immunitaria produca diversi tipi di anticorpi, i quali avrebbero ciascuno funzioni diverse, e dall’altra che nel contesto delle analisi di routine l’individuazione degli anticorpi veramente rilevanti per determinate vaccinazioni sarebbe eccessivamente laboriosa.

In estrema sintesi, dietro tutti questi giri di parole si vuole nascondere il fatto che la CORRELAZIONE FRA ANTICORPI E IMMUNITÀ È UN MITO.

  • Ciascuna “immunità” si basa su STATISTICHE, e quindi non è chiaro se offra o meno protezione al singolo paziente.

Se la “PROTEZIONE” è un CONCETTO STATISTICO quando dicono che un determinato livello di anticorpi offre protezione, intendono che ciò è valido solo in circostanze di esposizione [N.d.T: al supposto agente patogeno] “normali”, con un numero medio di richiami e in assenza di malattie o altri disturbi nell’ospite.

  • Bisogna poi capire cosa si intende per “PROTEZIONE” secondo il punto di vista della medicina ortodossa. Ad esempio si afferma che nel caso del morbillo e della H. Influenzae,[8] un numero molto inferiore di anticorpi assicuri la protezione dal contrarre la malattia (definita quindi “Protezione dalla malattia”) rispetto a quello necessario per evitare di trasmetterla agli altri (“Protezione dall’infezione”).

VISTO CHE NON C’È NESSUNA PROVA SCIENTIFICA CHE ESISTA UN “VIRUS DEL MORBILLO”, VIENE SPONTANEO CHIEDERSI COME POSSIAMO AFFERMARE CHE ESISTANO GLI ANTICORPI DI UN PATOGENO MAI IDENTIFICATO?

Qui si sta mettendo “il cavallo davanti il carro”: misuro alcuni “anticorpi” e affermo indirettamente che esista il corrispondente patogeno.

Torniamo su un punto importante: SENZA L’INTRODUZIONE DI ADIUVANTI NON SI FORMEREBBE NESSUN ANTICORPO! Appare evidente che il SISTEMA IMMUNITARIO sia MOLTO PIÙ COMPLESSO di quanto non crediamo e che NON FUNZIONI ESCLUSIVAMENTE TRAMITE LA PRODUZIONE DI ANTICORPI.

Per affermare di aver trovato un “anticorpo” c’è bisogno del “corpo”.

Note:

[4] European Medicines Agency.


[5] U.Heininger “Handbuch Kinderimpfung Handbuch Kinderimpfung: Die kompetente Entscheidungshilfe für Eltern 2004. 


[6] MPR sta per morbillo, parotite e rosolia.


[7] Ovviamente stiamo parlando della presenza di anticorpi, non di supposti virus, per cui in questo contesto chi risulta positivo è considerato “protetto” dal “virus”, mentre chi risulta negativo non è protetto. Il test sierologico o degli anticorpi non va quindi confuso con il PCR, usato per “diagnosticare” virus come il “covid” e l’altrettanto fantomatico “HIV” e che non è altro che un rilevamento di frammenti genetici inesistenti.


[8] Haemophilus influeanzae.


COSA SIGNIFICA TUTTO QUESTO PER I VACCINATI?

Ora abbiamo capito che essere vaccinati non garantisce alcuna immunità da nessuna malattia. È stato inventato il termine “anticorpi non protettivi” proprio per scusare il fatto che un soggetto vaccinato, pur presentando alti livelli di concentrazione di anticorpi, si ammala lo stesso.

Persino da DIMDI[9] nel 2009 ammise che la MISURAZIONE DI TITOLI ANTICORPALI è SOLO UN’ANALISI SUPPLEMENTARE, tanto che alcuni prodotti approvati in passato sulla base della sieroconversione sono stati in seguito ritirati dal mercato poiché si sono rivelati più dannosi che utili.

Abbiamo avuto a che fare con “marker clinici surrogati problematici” per decadi, e così siamo giunti a conclusioni e a risultati totalmente errati. Nonostante la “forte correlazione” (nota che la correlazione non è una prova scientifica, ma solo un’indicazione!) le conclusioni alle quali si è giunti si sono rivelate fuorvianti e hanno avuto conseguenze fatali. È arrivato il momento di correggere tutte queste false ipotesi riguardo gli anticorpi.

La domanda errata è: “Cosa sono gli anticorpi?”

La domanda corretta è invece: “Quando si afferma di aver rilevato la presenza di anticorpi, cosa si sta misurando in realtà?”.

Secondo Pschyrembel[10] gli anticorpi sono “una possibile reazione del sistema immunitario” e questi “non si generano in modo naturale”.

Oggi la medicina distingue fra:

  • ANTICORPI ESOGENI (batteri patogeni e tossine provenienti dai fantomatici virus).
  • ANTICORPI ENDOGENI (cellule tumorali).

Come abbiamo visto fino ad ora, ci viene detto che a seguito di una vaccinazione l’organismo sia protetto tramite la formazione di anticorpi, tuttavia la medicina allopatica descrive casi in cui la presenza di anticorpi ha effetti avversi sull’organismo: per esempio nel caso di allergie, dell’AIDS, dell’espulsione di un organo trapiantato e delle malattie autoimmuni.

Il RKI spiega che un aumento nella concentrazione totale delle immunoglobuline nel siero indica nella maggior parte dei casi la presenza di una malattia allergica. Un aumento delle immunoglobuline può verificarsi anche nel caso di un tumore maligno. Quando si tratta di allergie respiratorie i livelli IgE[11] sono più o meno elevati, in base ai sintomi e al numero di allergeni responsabili del disturbo. Tuttavia livelli normali di IgE non indicano che il soggetto non soffra di allergie.

GLI ANTICORPI NON SONO MAI STATI TROVATI SEMPLICEMENTE PERCHÉ NON ESISTONO. Invece i “corpi”, le IMMUNOGLOBULINE, le quali fra le altre cose svolgono un ruolo importante nella coagulazione e nella reticolazione[12] delle proteine, sono stati trovati. La parola “ANTI” presume che le immunoglobuline possano legarsi solo a determinate proteine. Ma tutti gli esperimenti di laboratorio condotti fino ad oggi hanno chiaramente smentito tale idea: il fatto che il legame avvenga o meno dipende dall’ambiente nel quale si trovano le proteine e dal loro stato, ossia se sono acide o basiche, oppure ossidate o ridotte.[13]


Note:

[9] DIMDI è l’acronimo di German Institute for Medical Documentation and Information.


[10] Ci si riferisce al celebre dizionario medico tedesco Pschyrembel Clinical Dictionary (Pschyrembel Klinisches Wörterbuch).


[11] Livelli di immunoglobuline, IgE è un abbreviativo.


[12] Reticolazione è un termine usato in chimica per indicare il processo mediante il quale le catene polimeriche vanno incontro ad una reazione che crea dei legami (detti legami crociati) fra diverse catene (o eventualmente tra due punti diversi della stessa catena), a livello di gruppi funzionali reattivi. Questi legami possono essere di tipo covalente oppure ionico, quindi legami forti… (Wikipedia Italia, Reticolazione).


[13] In chimica riduzione significa acquisizione di uno o più elettroni.


COME FUNZIONA UN TEST SIEROLOGICO

Prima di tutto si separa il sangue dalle cellule e dalle proteine di grandi dimensioni: di norma tale processo viene svolto per centrifugazione. Il 99% dei test sierologici si basa sul SIERO.[14]

A questo punto al tecnico di laboratorio viene detto ciò che deve essere rilevato tramite il test sierologico. Per poter eseguire la misurazione il sopranatante[15] viene riempito con sostanze corrispondenti prodotte al livello farmaceutico, la cui composizione in Germania è tenuta segreta dal governo e dal Paul-Ehrlich-Institute. Se c’è una reazione misurabile, allora il test risulta “positivo”. Ora la quantità indirettamente e NON quantitativamente identificata di “anticorpi” viene denominata “TITOLO”. Nel caso dell’AIDS, al contrario di quanto avvenga per gli altri test sierologici, nei quali come spiegato la positività è indice di protezione dalla malattia, la presenza di anticorpi viene interpretata come una sentenza di morte, poiché essa indica la presenza del fantomatico “virus dell’HIV”.

Alla luce dei fatti fin qui presentati non c’è da sorprendersi se non esiste alcun modello di riferimento scientifico per ciò che riguarda i “Titoli” e che le misurazioni effettuate non sono mai equiparabili fra di loro. Di conseguenza NON SI SA QUALE TITOLO POSSA ESSERE CONSIDERATO “PROVA DI IMMUNITÀ”.

Al tecnico di laboratorio viene detto che il kit del test contiene una o più proteine che corrispondono esattamente alla forma del microbo. Tuttavia se il tecnico si concedesse di riflettere capirebbe che in condizioni idonee la forma delle proteine non potrebbe corrispondere a quella del supposto microbo, poiché le proteine utilizzate in laboratorio non si trovano più nel loro ambiente naturale: questo processo è infatti denominato “denaturazione delle proteine”.

Queste proteine sconosciute vengono denominate “antigeni”, tramite i quali si crede che sarà possibile individuare gli anticorpi.

Ma il kit del test contiene anche tinture e sostanze che servono a produrre un segnale “positivo” di riproduzione. L’attrezzatura nella quale questo miscuglio viene posto è calibrata secondo sostanze la cui composizione anche in questo caso è tenuta segreta.

Ma il fatto che sull’intera popolazione mondiale esista un 5% il cui sangue, se trattato secondo tale procedura, non permette o permette solo in parte di individuare le immunoglobuline, non viene tenuto in considerazione. Questi soggetti sono denominati “Non-Responders” o “Non Responsivi” a seguito di vaccinazione, e vengono quindi sottoposti ad ulteriori richiami. Si ritiene che questo 5% abbia il “gruppo sanguigno AB”. Ma anche coloro i quali appartengono al “gruppo sanguigno 0” (il 40% della popolazione) hanno lo stesso problema dei “Non-Responders”.

TUTTI QUESTI DOGMI SONO LETTERALMENTE UN CRIMINE CONTRO L’UMANITÀ E IN NOME DELLA “RELIGIONE DELLA VACCINAZIONE” SI STA COMPIENDO UN GENOCIDIO.

Ogni test misura ciò che deve misurare, tuttavia (come avviene per il PCR) nessuno sa esattamente cosa stia misurando il test!

Note:

[14] Il siero è il liquido tratto dal sangue, ed è formato da plasma senza fibrina.


[15] Il sopranatante è la porzione di liquido chiarificato che si stratifica nella parte superiore di una sospensione per effetto della sedimentazione, ottenuta per gravità o, più comunemente, per centrifugazione, delle particelle sospese (Treccani.it).


LA REALTÀ DEI FATTI

Le GLOBULINE sono piccole proteine che vengono prodotte dal corpo quando le cellule devono essere riparate, quando se ne devono formare di nuove o si devono moltiplicare. Le globuline sono state denominate “anticorpi” dalla “religione dei vaccini perché queste proteine si legano con grande facilità alle altre proteine e molecole. La questione vaccini in sintesi si basa sull’abilità delle globuline di legarsi ad altre proteine e molecole.

Le GLOBULINE CHE SI FORMANO IN RISPOSTA ALL’AVVELENAMENTO DA VACCINAZIONE sono interpretate come “PROTEZIONE” CONTRO PATOGENI TOTALMENTE INVENTATI; la combinazione di globuline e proteine (che sono estratte da embrioni di pollo oppure da cellule prodotte artificialmente in laboratorio) – queste ultime sono ritenute “componenti del virus” – viene vista come la prova di “immunità” da vaccino contro malattie che si ritiene siano provocate da agenti patogeni…inesistenti.

GLI “ANTICORPI” SONO LA RISPOSTA DEL SANGUE A PROTEINE E SOSTANZE ESTRANEE INOCULATE NELL’ORGANISMO. Per cui il termine “immunità” dovrebbe essere sostituito con “abilità di guarigione”. Ma la guarigione NON può essere prodotta da nessun tipo di vaccinazione, essendo essa un’abilità che interessa tutto l’individuo e che dipende da molteplici fattori.

Più l’adiuvante è tossico, più la “risposta immunitaria” sarà forte.

Dunque la MISURAZIONE DEL “TITOLO ANTICORPALE” indica solamente l’AVVELENAMENTO IN CORSO NEL CORPO.

In pratica la “durata” dell’immunità è direttamente correlata alla tossicità dell’adiuvante: più esso è tossico, più l’immunità “dura”.

I richiami servono ad aumentare la tossicità e quindi il numero di globuline in circolo nell’organismo.


LE GLOBULINE O “ANTICORPI” INTERVENGONO ANCHE IN CASO DI TRAUMI EMOTIVI

Quando un soggetto che è allergico al pelo di gatto entra in contatto con le proteine del pelo, nel suo organismo viene stimolata la produzione di anticorpi e la reazione infiammatoria. Ma non è inusuale che la persona sia allergica solamente al pelo di gatti di determinato colore: il paziente potrebbe essere allergico solo al pelo di gatto bianco o rosso ma non nero, o viceversa. Questo spesso è dovuto ad un’esperienza traumatica del passato: per esempio potrebbe essere accaduto che il soggetto aveva un gatto bianco e quando l’animale è venuto a mancare ha provato un forte choc emotivo; tale evento è quindi stato associato alla formazione di “anticorpi”, i quali si riattivano ogni volta che incontra un altro gatto bianco.

Aggiungo che tale trauma potrebbe persino essere appartenuto ad un antenato che lo ha tramandato a questo discendente.

È ormai risaputo che le allergie sono in genere associate a qualche tipo di trauma o dispiacere del soggetto o dei suoi antenati: ad esempio l’allergia al polline potrebbe essere una risposta che si attiva quando arriva la primavera, stagione in cui si è sposata la madre, la quale ha avuto un matrimonio infelice.

Come sempre la medicina allopatica cerca di standardizzare le diagnosi e le cure, senza tenere conto dell’unicità e della complessità di ciascun soggetto.


 

Un pensiero riguardo “IL DOTTOR STEFAN LANKA SVELA LA PERICOLOSA FRODE DELL’IMMUNITÀ E DEGLI ANTICORPI

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.